Maurilio Barozzi
Giro TN 2007. Domina Cunego
sabato 28 aprile 2007
Prima tappa
TERLAGO - È visibilmente felice Damiano Cunego, appena vinta la volata sul traguardo di Terlago davanti a Enrico Gasparotto e Stefano Garzelli. Prima di andare sul palco a ricevere gli applausi e indossare la maglia ciclamino di leader, si offre subito alle interviste dei cronisti. E, nonostante non sia nel suo carattere manifestare troppo i sentimenti, il suo viso rilassato e sorridente fa trasparire soddisfazione. «Ho fatto una bella volata - dice Cunego -, tra l'altro superando Gasparotto e Garzelli, due molto veloci». Poi il racconto del finale: «L'ultimo chilometro è stato duro: c'erano diverse curve in successione che non rendevano agevole mantenere le posizioni. Mi sentivo bene e un arrivo come questo, in leggera salita, è il mio punto di forza, così ho approfittato del treno della Liquigas, ho badato a non farmi chiudere, e ai quaranta metri sono uscito. E' andata bene». Poi aggiunge la dedica: «A Salvatore, il figlio di Paolo Tiralongo che è nato ieri». Una vittoria che rinforza il morale in vista della Liegi-Bastogne-Liegi che presenta un arrivo molto simile a questo. «Sì, è vero. Inoltre avevo in mente di stare coperto per cercare di vincere la tappa di domani (oggi, ndr), ma visto che mi sono trovato in buona posizione e in forma, sono scattato».
Soddisfatto della prima tappa del Giro del trentino è anche Gianni Savio DS della Selle Italia, da quest'anno sponsorizzata dalla farfalla del Trentino, che comprende diversi ciclisti della nostra provincia. «Sono molto contento. Alessandro (Bertolini), quinto, è stato bravo, del resto "Alex il grande", come mi piace chiamarlo, è forte, coriaceo, serio, disponibile. Insomma: un grande. Ma anche gli altri sono andati forte: Axelsson si è messo in luce nella parte centrale della tappa. Ha disputato un'ottima gara, non me lo aspettavo così in forma: non va scordato che ha avuto un problema piuttosto serio, grosso modo come quello che ha colpito Armstrong. È guarito molto bene e questo non può che farmi piacere, sia come ds - dal punto di vista sportivo - che come uomo - nei suoi confronti. Stesso discorso vale per Jose Serpa e Leonardo Moser, che stanno recuperando la condizione. Ora vedremo, sperando anche che ci chiamino a fare il Giro d'Italia».
Gli fa eco il moriano Alex Bertolini : «Sono arrivato quinto, è andata benino però ti dico la verità: volevo fare qualcosa di più. Purtroppo in volata Cunego aveva un'altra gamba e non c'è stato niente da fare, inutile cercare scuse». Ma "Alessandro il Grande" non ha la minima intenzione di cedere. «Certo che non mollo. L'idea è quella di salvare la gamba nella tappa di domani (oggi, ndr) che ha diverse asperità e un arrivo sul Predaia al culmine di una salita piuttosto lunga. Poi ci riproverò giovedì, a Toscolano Maderno. Ma non escludo niente perché lo stato di forma è buono». Certo, con la vittoria di Cunego, tutte le strategie tattiche si fanno più impegnative: «Già, ora la Lampre ha in mano il giro e certamente faranno di tutto per non farsela sfuggire».
L'altro trentino Selle Italia è Leonardo Moser: «È la seconda gara dopo il Giro d'oro, al rientro dall'infortunio, ma mi sento abbastanza bene. La forma sta arrivando. Sì, sono un po' stanco, però direi che tutto rientra nei programmi di recupero che prevedeva un buon allenamento ma senza sfiancarmi. Nel finale ho mollato un po' perché in salita sentivo qualche fastidio alle gambe e così ho deciso di rallentare».
Tra i trentini in gara al Giro del Trentino c'è anche Walter Proch , della Team LPR: «Considerando che è una delle mie prime corse, il ds Manzoni a un certo punto mi ha consigliato di salire col mio passo. L'ho fatto, però il mio orgoglio mi ha impedito di mollare proprio del tutto così mi sono fatto sfilare fino al secondo gruppo. Comunque,guarda qua - e fa vedere il computerino contachilometri della bici - ho fatto i 37 e rotti di media». Con le salite della Valsorda, di Lases, di Vigolo Baselga e di Vezzano.
PASSO PREDAIA - L'ultima salita, quella che porta da Mollaro alla Predaia, è lunga undici chilometri. Gli ultimi due, ieri, erano affollati di sportivi che aspettavano il passaggio del Giro del Trentino. Franco Pellizotti ha i suoi tifosi, e anche Emanuele Sella i quali per giunta hanno anche posizionato dei cartelli personalizzati con la "sua" scritta «El Salbaneo» ad indicare i metri di strada ancora da percorrere.
Soprattutto c'erano loro, i tifosi di Damiano Cunego, divisi in almeno quattro fan club. «Avevamo già programmato di venire a vedere Damiano su questa salita. Poi col fatto che ha vinto la prima tappa, siamo ancora più entusiasti», racconta un tifoso sui cinquantacinque anni. Maglietta celeste e berrettino che fa pendant, mangia un panino gigantesco. Alle una sta aspettando che i corridori giungano all'arrivo e inganna il tempo mangiando e bevendo una bella birra fresca. «Siamo venuti qui da Verona» e indica suo figlio, sui sedici, maglietta identica ma cappellino di colore giallo. «Siamo qui per vedere Damiano vincere». Il figlio annuisce, anche lui con panino e birra gelata. Forse memori della canzone di Paolo Conte. Il Principino di Verona non li ha delusi. Anzi, a volerla dir tutta, sembravano tutti parte di un copione studiato a tavolino: pubblico e atleta che sale, recupera un corridore in fuga, che poi è Michele Scarponi, non certo mister nessuno, e proprio in prossimità dei suoi tifosi, lo stacca andando a vincere.
Cunego, stanco, il viso rosso, l'adrenalina della volata in salita ancora a mille, prima di concedersi alle rituali interviste dei cronisti, vuole salutare i suoi tifosi, assiepati dietro al palco: «Ciao», con la voce rotta dallo sforzo. In tre minuti si cambia la maglietta e, mentre il massaggiatore gli cosparge le gambe di olio, dice: «È stata più dura di quello che pensavo. Una salita lunga, vera». Ma già nelle prime battute della gara i suoi avversari lo avevano messo sotto pressione. Racconta Damiano: «È andata via una fuga e poi è accaduto quell'equivoco che ci ha fatto sbagliare strada. Pensavo di andare a casa già stasera. Invece gli organizzatori sono riusciti a risolvere l'inconveniente e la corsa è ripartita. Qui, sulla salita del Passo Predaia sono rimasto un po' sorpreso da Scarponi che ha fatto un forcing incredibile. Ho corso su di lui e le cose sono andate bene. L'ho ripreso e ho vinto la volata».
Ora il Giro si mette abbastanza bene per lui. Anche se il vantaggio nella generale non è di quelli colossali: 14 secondi su Scarponi e 36 su Mazzanti. «Ci sono due tappe facili - dice - cercherò di mantenere la posizione. Poi, venerdì sera, c'è l'aereo per Liegi. Vedremo di andare a prenderlo».
I suoi tifosi lo chiamano, vogliono una foto: «È bello che i tifosi vengano a vedere il loro beniamino». Quando gli viene chiesto se la salita del Predaia gli ricordi quelle della Spagna, lui risponde così: «In Spagna si va molto più forte» e, considerando che ieri il Principino di Verona ha vinto a 35 all'ora di media, è possibile che la velocità a cui ha fatto riferimento sia legata ai controlli antidoping che molti ritengono essere più blandi rispetto all'Italia.
Franco Pellizotti, ieri quinto e quinto anche in generale gioca con suo figlio, ha la faccia rilassata. Il «Delfino di Bibione» non si è dannato troppo su per la salita, però il risultato non è stato affatto male: sesto a 21 secondi da Cunego. Com'era il Predaia? «Bello duro, ma sono riuscito ad andare su col mio passo».
Resta da dire del moriano Alessandro Bertolini. «Berto» arriva al traguardo con 17 minuti di ritardo, ma l'aveva già annunciato che questa tappa l'avrebbe giocata in difesa, per salvare la gamba. «Sto bene, ho cercato di non stancarmi troppo perché ci tengo a fare bene nella tappa di Toscolano Maderno che è molto più adatta alle mie caratteristiche». Poi anche lui dice una battuta sulle indicazioni che il servizio d'ordine ha impartito ai corridori, facendo loro sbagliare strada e costringendo l'organizzazione a fermare la corsa. «É stato stranissimo. A me sembrava che quella non fosse la strada da percorrere ma cosa potevo dire? Poi l'organizzazione è stata in gamba a trovare una soluzione permettendo di portare a termine la corsa».
Terza tappa: Toscolano Maderno.
TOSCOLANO MADERNO (BS) - Michele Scarponi arriva sul traguardo raggiante. Ha appena tirato la volata a Stafano Garzelli e lui l'ha ripagato vincendo. Non basta a mettere in discussione la supremazia in classifica generale di Damiano Cunego – vincitore delle prime due tappe a Terlago e Predaia – però è una bella soddisfazione e un'iniezione di fiducia. Scarponi è il primo a complimentarsi col compagno di squadra. Si abbracciano e poi gli racconta di come si è accorto che la fuga di Perez Cuapio era stata neutralizzata. Sorridente, mangia una tartina del buffet sotto il palco e racconta a Garzelli: «Quando ho sentito uno che diceva: "Oh, guardatelo là (Perez, ndr), lo abbiamo preso", quasi non ci credevo». Michele, hai sentito la notizia?, chiediamo appena Garzelli viene chiamato sul palco per la premiazione. «Quale notizia?», dice lui. Sembra sincero, non c'è dubbio. A quel punto un membro dello staff della sua squadra, l'Acqua e Sapone, capisce cosa gli stiamo dicendo, lo chiama un secondo in disparte e confabula con lui. Il volto dell'atleta cambia espressione. Si fa cupo. Durante il primo pomeriggio si era diffusa la notizia, battuta dall'agenzia Ansa, che anche Scarponi, come Ivan Basso, è stato convocato dalla Procura antidoping il due maggio nell'ambito della Operacion Puerto con l'ipotesi di reato di uso o tentativo d'uso di sostanze illegali e dopanti. Tanto che molti pensavano che Scarponi potesse ritirarsi subito. Invece no. Finisce la gara. Anzi, disputa pure un'ottima tappa. La sua faccia sorridente appena arrivato fa capire che lui non sa ancora nulla: la squadra lo ha tenuto tranquillo tutta la tappa, ed hanno fatto bene, visto il risultato. Torna alla sua sedia, scuote la testa. «No, non sapevo nulla, ho appreso la notizia solo adesso. Per la verità non so che cosa dire». Tira un sospiro, ma il sorriso ormai se n'è andato. Ha appena fatto un'ottima gara ed era raggiante. È ben messo anche in classifica generale, qui al Giro del Trentino, ma questa novità gli cambia tutto l'orizzonte. «Oggi ho corso sereno, tranquillo. Quando dal gruppo abbiamo visto Perez Cuapio, abbiamo capito che la sua fuga era finita, ho parlato con Garzelli e gli ho chiesto come stava. Lui ha detto ok. Così mi sono messo davanti a lui e gli ho tirato la volata fino ai cento metri. Poi lui è stato bravo a vincere». Anche nella tappa di mercoledì Scarponi si era comportato molto bene. Secondo, dietro Cunego, con un bell'attacco sulla salita del Passo Predaia, che non ha propriamente pendenze da scampagnata. Anche Cunego si era complimentato per quell'attacco deciso, robusto. Torna sulla sua convocazione alla Procura antidoping. «Ora andrò a sentire di che cosa si tratta, poi deciderò il da farsi. Certo sono molto deluso», racconta il ciclista che nell'ambito dell'inchiesta sembrerebbe essere il corridore soprannominato Zapatero. Ma ad essere delusi saranno anche i membri dello staff dell'Acqua e Sapone, Stefano Garzelli in testa, che puntano su un Giro d'Italia di primo piano, ma se dovessero essere costretti a rinunciare a Scarponi, di certo ogni strategia potrebbe dover essere modificata.
Quarta tappa: Arco
(nemo) ARCO (Trento) - Lui ringrazia i compagni della Panaria che l'hanno tenuto in rampa di lancio, è strafelice per questa vittoria, che è una botta di linfa vitale alle sue ambizioni, ma in realtà Ariel Maximiliano Richeze, argentino di Buenos Aires, la volata l'ha tirata lui agli altri suoi tre fratelli, anche loro ciclisti, anche loro in Italia in cerca di fortuna e soprattutto per smentire che non si viene in Europa dall'Argentina solo per fare i calciatori. Ariel non ha ancora vinto molto (una tappa del Tour del Langkawi ed un secondo posto nell'ultima tappa del Giro d'Italia dell'anno scorso), ma ha sicuramente eccellenti attitudini. Ieri è partito da lontano, ha imboccato la curva «Marinoni» a manetta, sfiorando pericolosamente le transenne, poi ha «pompato» come un dannato fin sul traguardo, impedendo sia a Szczawinski, che a Khailov, che a Bertolini di provare a rimontarlo. Con questa nota esotica, anche se nel ciclismo la globalizzazione è da tempo un fatto acquisito, si è conclusa quindi ad Arco, da dove era partita quattro giorni fa, questa 31ª edizione del Giro del Trentino che, a scapito delle angustie in cui si dibattono le corse Professional, è stata vivace, ricca di colpi di scena (grazie anche a patron Amistadi che hanno proposto delle tappe stimolanti e mai banali) ed ha riproposto alla ribalta internazionale quel Damiano Cunego che avrebbe tutto, per età sua e disgrazie altrui, per essere davvero l'uomo nuovo del ciclismo italiano. Il veronese ha vinto con autorità,anche se giovedì ha avuto bisogno di una «santa alleanza», non si saprà mai fino a che punto spontanea o richiesta, per portare in salvo la maglia. Ma è bastato quello che il Principino ha fatto vedere nelle prime due tappe, che ha vinto sfruttando al meglio risorse diverse del suo vasto parco di attitudini, per capire che siamo sulla strada giusta. Domani alla «Doyenne» vi sarà una prima verifica importante, anche perché il cast dei partecipanti sarà di ben altra levatura. Questo, anche se bisognerà attendere il Giro d'Italia (nel quale lui insiste nel dire di non sentirsi nel ristretto novero dei favoriti d'obbligo) per capire se, tra le sue frecce, ha ritrovato anche quella della continuità che gli è decisamente mancata dopo l'exploit del 2004. Per primeggiare nella corsa rosa, insomma, non ci vuole il Cunego ciondolante e dimesso che, lo scorso anno, è scomparso ben presto dai posti della classifica che contano. Se si vuole vincere ci si può concedere una sola giornata di scarsa vena, purché non sia talmente clamorosa da compromettere tutto. Beppe Martinelli, il suo angelo custode, preferisce andar cauto nei giudizi ed anche lui sembra soddisfatto... con riserva e forse più ansioso di verificare se quello che ha fatto qui al «Trentino», dove i corridori veri erano una ventina, può avere un valore assoluto o no. Staremo a vedere. Un passo indietro per ricordare che prima del numero allo sprint di Richeze la corsa, come voleva il copione, ha riservato ben poche emozioni. Quasi subito dopo il via da Toscolano c'è stato un allungo di Murro (Tenax) che, pochi chilometri dopo, è stato affiancato da De Nobile (Universal). I due hanno capito che c'era fama da conquistare a buon prezzo e si sono alleati in una lunga fuga che li ha portati ad avere un vantaggio massimo di 6'05" al chilometro 76. Ma ad «Ale» Bertolini (e a Gianni Savio) il giochino del giorno precedente stava ancora sullo stomaco e quindi la Diquigiovanni Selle Italia, la squadra dei «trentini», ha cominciato ad incrementare l'andatura in testa al gruppo. Il vantaggio dei due battistrada calava vistosamente e al primo passaggio sul traguardo di Arco, prima della digressione in Valle dei Laghi, era ridotto a 3'20". Venti chilometri dopo il gruppo tornava compatto, ma non finivano le scaramucce. Ci provava un paio di volte Nibali, poi Pena, infine, dopo il Gpm di S. Uldarico (vinto da Rohregger), ci provava anche Bertolini. Ma l'andatura era troppo sostenuta per consentire soluzioni di forza e la Panaria aveva ormai fiutato l'osso. C'era Richeze da lanciare, anche perché lui, osservando il finale sulla cartina che gli era stata fornita al mattino, aveva detto, serio, ai compagni: «se puede ganar». E così è stato.
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