Maurilio Barozzi
Giro 2008: Presolana, Simoni ko
31 maggio 2008 - L’Adige
MONTE PORA – Nella giornata che doveva essere quella dell’attacco, Gilberto Simoni esce dalla lotta per la maglia rosa. Crolla ed è la prima volta in anni e anni di carriera. A pochi chilometri dalla cima del Monte Pora, Simoni ha perso la ruota del gruppo della maglia rosa Alberto Contador ed è scivolato a quasi sei minuti di ritardo. A 12’ e 18” dal vincitore Vasil Kiryienka.
Una tappa, quella di ieri, dura, lunga, che da Legnano per 228 chilometri porta alla Presolana e al Monte Pora. La tappa che ha rilanciato le quotazioni di Danilo Di Luca e di Riccardo Riccò (che ora ha solo 4 secondi di ritardo da Contador) ha sepolto definitivamente le speranze di Gilberto Simoni di vincere questo 91° Giro d’Italia.
Sulle strade bagnate della tappa lombarda, Gilberto Simoni ha la faccia scavata, affaticata. Ha tre compagni di squadra con lui fino all’ultima salita. Ma il suo colpo di pedale non ha lo smalto dei giorni scorsi. Non sta mai nelle prime posizioni del gruppetto maglia rosa. Arranca. Quando Di Luca scatta in discesa seguito poi dal suo compagno di squadra Paolo Savoldelli lui non reagisce. Rimane nel gruppetto di Contador ma fatica. Tanto che in cima alla Presolana, proprio dove ci sono assiepati i suoi tifosi, che sono moltissimi anche qui, Gibo cede. Non è un cedimento di schianto perché le avvisaglie di una giornata non spettacolare c‘erano già tutte, ma mano a mano che i corridori percorrono la strada il distacco aumenta, inesorabilmente. E nel giro dei cinque chilometri che portano al traguardo i minuti di ritardo su Contador diventano quasi sei. I tifosi lo riconoscono, lo incitano ma lui è un altro rispetto a quel Gibo visto nelle ultime tappe. Il viso non è vispo, lo sguardo è assente sulla bicicletta. Pare fissare un punto nel vuoto lungo l’orizzonte stradale. «Ho patito una crisi di freddo», dirà dopo. Ed è possibile perché la giornata di ieri è stata davvero terribile tanta pioggia è caduta. «Penso che una temperatura così, abbia molto condizionato la gara: il freddo certamente ha pesato sulla prestazione di molti atleti», dice Maurizio Fondriest, iridato trentino, molto dispiaciuto per la sconfitta subita da Simoni. «In tanti anni di carriera è stata la prima volta che gli è successo».
Chi la crisi non l’ha avvertita, anzi, è stato Danilo Di Luca che ha compiuto «un’azione splendida», stando sempre alle parole di Fondriest.
«Simoni resta sempre un grande, come atleta e come uomo» – ricorda il suo direttore sportivo Gianni Savio davanti ai molti tifosi che circondano l’ammiraglia della Diquigiovanni per salutare il loro beniamino. «Tutta questa gente è il segno tangibile che Gibo ha tantissimi tifosi e che i tifosi del ciclismo sono fedeli e leali: condividono con il loro campione sia le vittorie che le sconfitte».
Gibo sta zitto. Fissa il vuoto. Accenna solo a cosa sia capitato lungo quella dannata discesa, quella che dal passo del Vivione porta a Dezzo di Scalve. «Avevo freddo. Ho cercato di infilarmi anche la seconda mantellina proprio quando sono partiti prima Di Luca e poi Savoldelli. Peccato, perché lungo la salita del Vivione mi sembrava di star bene, avevo buone sensazioni».
Savio cerca di tirare su di morale il campione. «Domani è un altro giorno. Ora c’è il tempo per il riposo del guerriero e vedrai che sul Mortirolo potrai ancora dire la tua». Simoni è giù. Non pare nemmeno ascoltare tutti coloro i quali cercano i dirgli una parola di conforto. Allora Savio pesca il jolly e cita Kipling. «Gibo – fa – devi sapere che solo se saprai accettare le vittorie e le sconfitte come momenti effimeri nella vita, allora sarai un uomo». E, a quel punto, Simoni ha finalmente sorriso.
Maurilio Barozzi
su l’Adige 2 giugno 2008
L’ARTICOLO
Pubblicato sul quotidiano l’Adige del 31 maggio 2008 a pagina 55 col titolo “Simoni in crisi «La colpa è del freddo»” e l’indicazione “dall’inviato Maurilio Barozzi”