Maurilio Barozzi
Aprica, le mani di Basso sul Giro
29 maggio 2010
APRICA (SO) – Il Mortirolo battuto dalla pioggia può essere terribile ma anche straordinario; spietato o dolce; arcigno o gentile. Di certo, ancora una volta, potrebbe essere l'arbitro inappellabile di un Giro d'Italia che sta appassionando tappa dopo tappa. Sulla salita, Basso, Scarponi e Nibali sono riusciti ad allungare e, uno dopo l'altro, hanno visto crollare gli avversari determinando una nuova classifica: vittoria a Scarponi, maglia rosa a Basso. Però la tappa, in perfetta linea Giro d'Italia 2010, anche dopo la vetta del Mortirolo, nella discesa verso Edolo e poi l'ultima salita al traguardo di Aprica, non ha lesinato emozioni. Arroyo, che sulla cima del Mortirolo era transitato a 1'55'', in discesa ha dato un saggio di classe. Del resto uno che di nome fa Arroyo (che in spagnolo significa torrente), non poteva che andare fortissimo in discesa, specie in una discesa ripida e bagnata dalla pioggia. Nomen omen, si potrebbe dire. Insomma, nel giro di pochi chilometri il roseo «fiumiciattolo» spagnolo era passato dal rischio di perdere la maglia, alla conferma di essere leader solido e temibile, recuperando un minuto e venti secondi. Poi però, nell'ultima salita che portava sull'Aprica, Basso, Nibali e Scarponi hanno tirato a rotta di collo ed hanno guadagnato ancora molto. Arroyo, sempre mantenendo fede all'etimologia anagrafica che non concepisce fiumiciattoli che salgono, ha ceduto. Arrivando a destinazione assieme a Evans e Vinokourov con 3'05'' di ritardo su Basso, Scarponi e Nibali. Una volta sotto lo striscione del traguardo, invece, è uscito definitivamente di classifica il giovane australiano Porte che per tre tappe aveva vestito la rosea e fino a ieri mattina era terzo in classifica.
Così al termine della Brescia-Aprica di 195 km – gentile e dolce per Basso e Scarponi, aspra e severa per Arroyo e Evans – la nuova classifica generale vede Basso in rosa con 51'' di vantaggio su Arroyo, 2'30'' sul compagno di squadra Nibali e 2'49'' su Scarponi. Poi c'è Evans, finito però a 4' di distacco.
«Per esperienza so che non è tanto sul Mortirolo che si fa la differenza, ma nel tratto finale che da Edolo porta all'Aprica – ha detto Basso –. E per questo assieme alla mia squadra abbiamo studiato una strategia che prevedeva che io e Nibali restassimo assieme sia salendo che scendendo il Mortirolo: avremmo potuto guadagnare di più nell'ultimo tratto. Abbiamo poi trovato sulla nostra strada uno Scarponi forte e leale e tutti abbiamo potuto guadagnare qualche cosa da una fuga organizzata».
Quattro anni fa, l'Aprica aveva incoronato Basso e aveva determinato la sconfitta di Simoni. Un Simoni che si era molto arrabbiato, allora, perché aveva aiutato il varesino in discesa ma poi era stato staccato sulla salita finale, quella dell'Aprica. Stavolta Basso, aiutato dal compagno di squadra Nibali e Scarponi, in salita non ha ripetuto la strategia. Anche se in realtà anche ieri ha tirato all'impossibile, solo che Scarponi e Nibali non si sono staccati. In compenso dietro Arroyo e Vinokourov battibeccavano su chi avrebbe dovuto guidare l'inseguimento, perdendo tempo prezioso.
Per quanto riguarda i due trentini in gara, Simoni e Bertolini, entrambi hanno corso una tappa tranquilla arrivando nel gruppo a 27'26'' dal vincitore.
Ora rimane il tappone più la cronometro di Verona. Per quanto riguarda il tappone di oggi, però, la situazione non è ancora chiara. Ieri, in serata, l'organizzazione della corsa ha chiarito che alle ore 16 la percorribilità del tracciato originario (comprensivo delle salite della Forcola e del Gavia) era assicurata. Ciononostante, in previsione di un peggioramento meteo, è stato approntato un «piano B» che potrebbe prevedere l'esclusione della Forcola, del Gavia o di entrambi. In questo caso sarebbe ripercorso il Mortirolo dal terzo versante, con la salita da Santa Caterina Valfurva. «La decisione – ha spiegato Zomegnan – sarà presa stamane di concerto con giuria e forze di polizia. Quello che è certo è che il dislivello complessivo della frazione non sarà inferiore ai 4200 metri (rispetto ai 4500 originari). Per non snaturare questo Giro d'Italia».
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