Maurilio Barozzi
Tonale, la tappa dell'orgoglio
30 maggio 2010
PONTE DI LEGNO SUL TONALE – Doveva essere una tappa tragica, la più dura e ostile del Giro d'Italia 2010. Era la tappa con il maggior dislivello complessivo (circa cinquemila metri), ma soprattutto era la tappa del terribile monte Gavia, la vetta più alta inserita in questa edizione di corsa numero 93.
In realtà è stata la tappa dell'orgoglio. La frazione che ha visto attaccare chi è rimasto per qualche motivo deluso dalla propria gara. E così ci hanno provato Carlos Sastre e Alexandre Vinokourov, entrati nelle fughe di giornata per cercare di riaprire una classifica per loro ormai disperata. Ci ha provato Gilberto Simoni, che cercava di mettere il proprio sigillo sull'ultima tappa in linea della sua carriera. Ci ha provato Cadel Evans con uno scatto a tre chilometri dal traguardo che gli è valso il secondo posto di frazione, a dare un senso ad un Giro che lo voleva favorito ma che di fatto aveva già perso ancora nelle primissime tappe olandesi, rimasto invischiato in una trappola eolica. Ci ha provato pure Michele Scarponi che, con un allungo nel finale, si è avvicinato al terzo posto generale occupato da Vincenzo Nibali. Anche se è rimasto ugualmente quarto, per un secondo.
Tra tutti coloro che ci hanno provato, qualcuno ci è anche riuscito a coronare la giornata. Ci è riuscito lo svizzero Johann Tschopp, che se n'è andato con Simoni sul Gavia, gli ha soffiato la cima Coppi, è sceso a kamikaze ed è risalito al traguardo del Tonale tagliandolo per primo. Ci è riuscito Ivan Basso, che ha fatto una tappa di controllo, riuscendo poi – nell'ultimo chilometro di gara – ad arrivare terzo e guadagnare ulteriormente sul secondo in classifica generale, David Arroyo.
Un Gavia, questo, con niente a che vedere con quello tragico del 1988 che vide l’olandese Breuking e l’americano Hampsten fare il vuoto nel freddo polare della discesa: vittoria al primo, primato al secondo che porterà fino alla fine di quel Giro.
Quest'anno, nonostante il preallarme dei giorni scorsi, la temperatura non era così proibitiva e i metri di neve ai bordi della strada facevano più da pittoresco contorno ai 2.618 del Passo Gavia che da spauracchio termico.
Non è cambiato niente, in classifica: tranne qualche piccolo distacco. E Basso si avvia così a vincere in carrozza il suo Giro della rinascita, visto che oggi ben difficilmente potrà perdere oltre un minuto da un non-cronoman come lo spagnolo Arroyo. Ah, come sono lontani i tempi del fango di Montalcino quando pensava, ha ammesso lui stesso, «di non poter più correre per la vittoria finale. Il fango mi aveva davvero sfiancato», ha raccontato.
Tra quelli che ci hanno provato, Simoni era quello che si è giocato davvero l'ultima chance, l'ultima sua possibilità di fare qualche cosa di buono al Giro d'Italia. Ed era deciso a non deludere se stesso, prima di tutto, e i suoi tifosi. Che anche ieri erano presenti a gruppi nutriti sulla salita del Gavia e su quella del Tonale. Molti di loro accampati in camper o in tende già dalla notte precedente, passata a scaldarsi col vino nell'attesa del transito. Il vecchio Gibo è entrato nella fuga a piedi della Forcola e ci è rimasto fino al Gavia. Ha attaccato secco ai sei chilometri dalla vetta e lo svizzero Tschopp si è portato su di lui. Dopo un'ottima azione orchestrato in due è stato però proprio lo svizzero a soffiare di pochi centimetri il passaggio alla cima Coppi posta in cima al Gavia. Il trentino è crollato psicologicamente, ha tirato i freni in discesa ed è salito con calma fino al Passo del Tonale, trovando comunque il tempo per un'intervista «volante» alla Rai.
Oggi la cronometro di Verona che potrebbe mutare solo l'ordine del terzo e quarto, visto che tra Nibali e Scarponi c'è solo un secondo di differenza. Staremo a vedere.
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