Maurilio Barozzi
Basso, un Giro senza veri avversari
31 maggio 2010
VERONA – Il Giro d'Italia 2010 lo ha vinto Ivan Basso. Secondo Arroyo Duran a 1'51'' e terzo Vincenzo Nibali a 2'37. Come previsto, la cronometro di Verona, corsa ieri, non ha mutato nulla nei primissimi posti di questa gara pazzerella.
Un Giro che – diciamolo – ha riservato emozioni artificiali, solo grazie ad una fuga bidone alla undicesima tappa che si è avvantaggiata di dodici minuti e che di fatto ha creato l'antagonista a Ivan Basso, quel David Arroyo che è un ottimo corridore, senza dubbio, ma non certo il campione in grado di creare il dualismo necessario ad una competizione planetaria. E' così mancato il pathos che suscita il dramma dello sconfitto. Per Arroyo, infatti, il secondo posto non ha il sapore acre che dovrebbe avere per l'eroe. Anzi, ha comunque il senso di una vittoria, visto che finora mai lo spagnolo era giunto nei primi posti in una corsa a tappe.
I veri contendenti dovevano essere il campione del mondo Cadel Evans e il kazako Alexandre Vinokourov. Ma entrambi si sono presentati al via senza squadra: per Evans ciò è stato evidente già nella terza tappa la Amsterdam-Middelburg, quando perse la maglia rosa rimasto solo a combattere contro la strada e il vento. Ma anche Vinokourov non ha mai avuto un compagno di squadra appresso negli ultimi chilometri delle tappe.
Squadra che invece ha avuto sempre al fianco – dal primo all'ultimo metro dei tremila e rotti chilometri della corsa rosa – Ivan Basso. Anzi, per tutta la seconda parte della gara, questo Giro è parso la corsa di un branco di lupi verdi Liquigas che inseguiva una inerme gazzella nera, predestinata, di cui una fuga bidone, giunta a L'Aquila con 12 minuti di vantaggio, aveva sancito il ruolo di vittima sacrificale. Senza di lui sarebbe stata lotta fratricida tra Basso e Vincenzo Nibali (alla fine terzo), che rimarca il livello tecnico di una corsa quasi provinciale, rimasta grande solo nella prosopopea degli organizzatori ma che nei fatti è snobbata dai grandi corridori e dai grandi team. Probabilmente sarà una faccenda di soldi, ma da un po' la concorrenza del Giro della California contribuisce a sminuire l'importanza della corsa rosa. Qualche tempo fa era seconda solo al Tour de France, mentre oggi subisce pure l'onta di un calendario che crea concomitanze impensabili fino a poco prima.
E' rimasta la natura. Solenne e aspra. E' stata lei a offrire il sale ad una corsa altrimenti priva del duello all'ultimo sangue che infiamma le folle come il corpo a corpo in una corrida. E così dapprima il vento ha praticamente messo in ginocchio un Evans che forse s'illudeva di poter vincere da solo, senza squadra. Poi la pioggia e il fango, che hanno reso indimenticabile – per le immagini regalate – la tappa di Montalcino. Il freddo, che ha determinato una fuga di 56 corridori nella tappa de L'Aquila. Ma, faceva notare qualcuno, se una fuga è di 56 atleti, forse il punto di vista è sbagliato: non sono loro in fuga, ma tutti gli altri in ritardo. E poi, come sempre, le montagne. Severe e ripide. Lo Zoncolan, Plan de Corones, il Mortirolo e infine il Gavia: sono state loro a regalare le emozioni più grandi. Ad esaltare la pedalata composta e potente di Basso, a determinare i crolli di Evans, in difficoltà evidente su quelle erte. Di Vinokourov, troppo pesante. Ma anche di Arroyo, sempre controllato da una squadra, la Liquigas, che è stata l'unica a dimostrare davvero che questo Giro lo voleva vincere.
L'ultima cartolina da questo Giro d'Italia è lo sforzo commovente di Gilberto Simoni sul Gavia, la cosiddetta cima Coppi 2010, dove ha fatto di tutto per transitare per primo. Ma dove si è visto anche soffiare quella soddisfazione per due centimetri da uno svizzero, Johann Tschopp, che ha vestito i panni della maledizione. Per il trentino restano quindici Giri d'Italia di cui due vinti e un'ultima cronometro conclusa all'Arena di Verona con camicia bianca, cravatta rosa, panciottino nero e bici da corsa «non da cronometro, che mi ha solo fatto penare in tutta la carriera», ha spiegato lui stesso.
Per la cronaca: la cronometro l'ha vinta lo svedese Gustav Larsson, Basso, quindicesimo, ha rifilato un'altra quarantina di secondi al suo «rivale» Arroyo e Nibali (quinto) ha neutralizzato l'assalto al terzo posto della classifica generale di Scarponi, che nella crono è giunto nono.
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