Maurilio Barozzi
Giro 2010. Le pagelle del Giro d'Italia
Lunedì 31 maggio 2010 - L’Adige
IVAN BASSO 10 – Ha corso un Giro d'Italia praticamente perfetto. Non si è mai demoralizzato e anche quando sembrava che i maggiori pericoli arrivassero dal suo scudiero, non ha perso la lucidità. Ottimo in salita, ha coronato il Giro d'Italia vincendo una delle più belle tappe dell'edizione: la Mestre-Zoncolan. Oltre la cronosquadre di Cuneo.
ARROYO DURAN 8 – Rispetto a quello che ci si sarebbe aspettati da lui, forse il suo voto sarebbe anche nove. Ha tenuta desta l'attenzione – rendendolo indeciso fino a ieri - su un Giro altrimenti privo di protagonisti in grado di impensierire Basso. Diventa otto per non aver saputo rischiare nella discesa del Gavia, sabato, dove avrebbe potuto staccare Basso e provare ad avvicinarlo in classifica.
VINCENZO NIBALI 9 – Corsa esemplare, la sua. Ha saputo coniugare la propria prestazione personale (terzo, con la vittoria nella tappa del Monte Grappa, la cronosquadre, e tre frazioni in maglia rosa) con le esigenze di squadra e del suo capitano Basso. Peccato non vederlo misurarsi con i big al Tour de France.
MICHELE SCARPONI 8 – Aveva come obiettivo il podio finale, lo ha mancato di tredici secondi. Ha comunque messo il suo sigillo sulla tappa che ha deciso il Giro d'Italia, la Brescia-Aprica ed è stato sempre con i migliori in tutti i finali di tappa.
CADEL EVANS 6 – Lui si è preparato bene per il Giro, ma è arrivato senza squadra e un campione del Mondo deve considerare anche questo aspetto di una gara complicata come una corsa a tappe: dalla terza frazione, la Amsterdam-Middelburg, ha perso la maglia rosa, è uscito di classifica e, di fatto, non c'è più rientrato.
ALEXANDRE VINOKOUROV 6 – Anche per lui un voto positivo solo per l'orgoglio dimostrato. Ha vestito la maglia rosa per cinque tappe (quattro consecutive) ma quando nella tappa de L'Aquila è andata via la famosa fuga-bidone non ha saputo reagire. Né lui, né la sua – scarna qui al Giro – squadra. E lì è finito il suo sogno rosa.
DAMIANO CUNEGO 5 – Ha corso discretamente solo la tappa del Terminillo (sesto) quella del Monte Grappa (ottavo) e soprattutto quella dello Zoncolan (quarto). Ma in classifica non s'è mai visto nelle prime otto posizioni: troppo poco per il leader di una squadra d'ambizione, come la Lampre.
GILBERTO SIMONI S.V. - O meglio, i voti sono due: uno per la carriera, e lì è sicuramente un nove e mezzo che sarebbe dieci se avesse avuto un po' più di scaltrezza e affabilità: avrebbe potuto vincere più di quello (molto) che già ha vinto. L'altro voto è un nove per la volontà dimostrata sul Gavia: ormai consapevole di non avere più i mezzi per vincere, ha dato tutto per lasciare un segno. Ma è andata male per due centimetri. Peccato.