Maurilio Barozzi
Uomini Junior, Sagan, nasce una stella
venerdì 20 giugno 2008
COMMEZZADURA (Val di Sole) – In tempi di vacche magre, bisogna accontentarsi. E dunque crogiolarsi nel racconto di un sesto posto. In attesa che tornino a pascolare vacche più pasciute sui prati della Val di Sole, come sembrano crescere in Slovacchia, in Francia, in Svizzera.
Così è stato l’italiano Luca Braidot ieri ad arrivare sesto alla prova di campionato mondiale di mountain bike, specialità cross country, riservata agli junior, disputata sul tracciato di Commezzadura. Beh, piuttosto che niente... Il primo posto, invece, se l’è preso a mani basse, anzi alte, Peter Sagan, slovacco, in 1h25’31”. Che ha rifilato 1’32” al secondo, il francese Arnaud Jouffroy, e 2’50” a Ropp, che di nome fa Matthias e non Peter, ma comunque viene dalla terra di Heidi. Là vacche grasse. E medaglie. Niente di nuovo, dunque. Anzi, si potrebbe parlare di una gara scontata che ha visto trionfare il campione europeo sull’altro favorito.
Viceversa, tornando agli italiani, alla vigilia gli addetti ai lavori azzurri si aspettavano molto da Gerhard Kerschbaumer, considerato come si era comportato anche nella recente staffetta di martedì. Purtroppo stavolta le cose non sono filate via per il verso giusto e lui è rimasto indietro, molto indietro. Tanto indietro che a un certo punto ha preferito fermarsi. Visto come sono andate le cose, stavolta non si può raccontare di piccoli elfi e di folletti che sgusciano, compaiono e scompaiono nei boschi della Valle di Sole, come avevamo fatto in occasione della staffetta prprio per Gery e la Lechner. Oppure ieri in occasione della stravittoria ottenuta dalla Zakelj, tra le under 23: una specie di cappuccetto rosso alto si e no un metro e cinquanta.
Niente elfetti, dunque. Stavolta c’è da raccontare di un lupaccione slovacco filato nel bosco con le bave alla bocca per colmare la sua ingordigia di medaglie che già aveva ottenuto un antipasto all’Europeo, ma che doveva essere placata. Un lupaccione proprio. Tanto da permettersi un gesto di gioia ma nello stesso tempo anche irridente, prima del traguardo. Si è fermato, lo ha passato a piedi con la bici a spinta. Per poi sollevarla come un mister muscolo in posa per i fotografi. E ci è rimasto parecchio, tanto che sono serviti li addetti ai lavori per spostarlo da dietro al traguardo. Altrimenti sarebbe ancora lì, con tanto di bici sopra alla testa.
Tra lupi e elfi, il migliore degli italiani, uno dei fratelli Braidot, Luca, ha ottenuto comunque un onorevole sesto posto. Addirittura insperato prima di cominciare i quattro giri di pista previsti. «Il mio obiettivo era arrivare nei dieci», ha spiegato, soddisfatto. In realtà mano a mano che i chilometri scorrevano sotto le ruote ancora infangate nonostante i due giorni di sole che hanno asciugato il terreno, la sua prova ha acquisito consistenza. Tanto che all’inizio dell’ultimo giro era quarto. E solo dopo un duro testa a testa con i diretti avversari è scivolato al sesto posto. Dietro di lui, sedicesimo, si è piazzato il fratello gemello Daniele. Due gocce d’acqua, quei due. Tanto che se fossero più maliziosi – come ai loro tempi d’oro lo furono i gemelli Phil e Steve Meher – potrebbero iscriversi in uno e gareggiare un giro a testa, tanto nessuno se ne accorgerebbe. Scaltrezze da quattro soldi a parte, va detto che sono stati proprio loro, i gemellini, a non far affondare la bandiera dell’Italia, perché poi, escluso Nicholas Pettinà che è arrivato diciottesimo, dobbiamo scavare nella classifica fino al trentatreesimo posto prima di recuperare il quarto azzurro. A quasi 14 minuti dal vincitore.
Oggi il programma prevede la gara dei maschi under 23. Sul tracciato, a cercare di dare qualche sollievo a chi ha sete di metalli preziosi ci saranno otto azzurri: Cristian Cominelli, Umberto Corti, Davide Di Marco, Lorenzo Martelli, Lorenzo Martelli, Samuele Porro, Johannes Schweiggl, Alessio Zamuner. Anche se, fanno sapere dal quartier generale italiano, le speranze di conquistare una medaglia sono paragonabili a quelle che un orso si sieda a tavola per consumare un pasto con le posate.
Di seguito, la premiazione alla carriera di un fenomeno della mountain bike, forse il più grande di tutti: Thomas Frischknecht, trentotto anni, presente già a Durango 1990, nella prima edizione mondiale di questo sport, dove arrivò secondo. Poi fu un filotto continuo i successi fino ad oggi che è ancora in attività. Dimenticavo: è svizzero. Ma vah?
maurilio barozzi
l’Adige 20 giugno 2008
L’ARTICOLO
Pubblicato a pagina 57 con il titolo “Peter Sagan, una forza della natura” e l’indicazione “dall’inviato Maurilio Barozzi” sul quotidiano L’Adige del 20 giugno 2008.
Fa parte di una serie di servizi realizzati dalla Val di Sole (Trentino) in occasione della settimana dei Campionati mondiali di Mountain Bike 2008.