Maurilio Barozzi
Bettini e Berto, Mondiale a Stoccarda 2007
lunedì 1 ottobre 2007
STOCCARDA – Il suo Mondiale, Alessandro Bertolini, lo aveva già vinto al chilometro 150. Dopo otto giri passati sempre in testa, con lo speaker tedesco che ormai il suo nome lo aveva imparato a memoria, non gli si poteva chiedere di più. Ma il ciclista trentino ha fatto di meglio e ha tenuto duro fino alla fine, aiutando Paolo Bettini a firmare il suo personale bis sulla gara iridata.
Del resto, i fedelissimi di Ale, con genitori, fratello, cognata, amici del Bertolini fans club sono una cinquantina e si sono piazzati sulla strada già dalle sette e tre quarti del mattino, a due chilometri precisi dall’arrivo. Deluderli sarebbe stato troppo.
I trentini seguono la gara a intermittenza. I calcoli sono presto fatti: i corridori transitano ogni ventisette minuti. Loro si mettono alle transenne, li guardano passare poi cercano diversivi come caffè, pastasciutta, due passi… Vicino al pullman c’è un gruppo di tedeschi che suona le percussioni con gli abiti da suonatori di samba. Non c’entrano molto con l’ambiente di Stoccarda, ma fanno colore, eccome. Tanto più che di fronte hanno degli olandesi, una specie di banda con ottoni, tromboni e strumenti vari che fanno il paio. Si balla, si canta, si applaude. Dopo qualche giro, quando la gara entra nel vivo, qualcuno della comitiva trova un baretto che si chiama “Il padrino”. Il nome è una garanzia e infatti è italiano. La televisione manda le immagini della corsa con il commento in italiano. Una manna. Lì a seguire ciò che accade nei quattordici chilometri del circuito, fino a quando i corridori arrivano nei pressi. Allora tutti fuori ad applaudire, incitare, fotografare. A proposito: con l’avvento delle macchine fotografiche digitali penso che i ciclisti siano gli esseri più ritratti al mondo. Dico davvero. Solo ieri ognuno di quelli in gara si sarà beccato una valanga di scatti da addetti ai lavori, appassionati, curiosi e semplici passanti che magari del ciclismo non gli frega nulla ma hanno il telefonino con la camera, c’è una gara di bici e ci sono centomila persone che guardano. Una foto vale la pena farla, no?
Il Mondiale procede e tra i tifosi del Berto, tutti in maglia bianca, ognuno dice la sua. Per molti Ale ha già fatto molto: è stato sempre davanti. Altri ritengono che non sia abbastanza: deve vincere. Il fratello Fabrizio aiuta ad ingannare il tempo dispensando aneddoti e teorie. Della seconda categoria: «Ottima la fuga con Ballan e Cunego. Poi quando arrivano vicini al traguardo loro cercano di fregarsi l’un l’altro e noi torniamo in Italia con la maglia (iridata)».
Per quanto riguarda le storielle, invece, Fabrizio fa sganasciare tutti quando racconta di quella volta sull’Angrilu, alla Vuelta, con l’autista della Alessio (la ex squadra di Bertolini) che sbagliò propulsore e anziché mettere gasolio mise benzina nell’auto. Giù risate.
La fine della corsa si avvicina e così anche la tensione. Prima regola: distrarla con il cibo. E avanti con una faraonica pastasciutta. Poi panini a gogò. A pancia piena al bar Il padrino, per la tivù. La padrona è contenta che ci siano degli italiani. Anzi, a ben guardare Stoccarda è piena di italiani e quelli che hanno più striscioni sono, udite udite, Andrea Tonti e Filippo Pozzato. A questi va anche la palma di quello più divertente (oddio, si fa per dire): «Mi Pippo sempre». Da interpretare liberamente.
Sta per iniziare l’ultimo giro e per gli azzurri in fuga non c’è più Ale e nemmeno Rebellin ma Bettini.
Mi porto in tribuna stampa e lì incontro un altro trentino doc, il campionissimo Francesco Moser. Allora, come ti sembra? Lui fa una smorfia: «Penso che Bettini possa farcela. Schumacher non è fermo, ma Bettini dovrebbe essere più forte». E la gara di Bertolini? «Sarebbe stato meglio fosse lì davanti adesso. E’ stato sacrificato».
Certo, infatti vince Bettini. Ma a giudicare degli abbracci che gli hanno riservato a fine gara compagni e addetti ai lavori, il sacrificio del “Berto” non è stato inutile. Ogni tanto capita: bello, no?
Maurilio Barozzi
L’Adige, 1 ottobre 2007
L’ARTICOLO
Pubblicato a pagina 24 con il titolo “Bertolini, quasi un incubo per lo speaker” e l’indicazione “dall’inviato Maurilio Barozzi” sul quotidiano L’Adige di lunedì 1 ottobre 2007.
Fa parte di una serie di servizi realizzati da Stoccarda (Germania) in occasione del Campionato mondiale di ciclismo su strada 2007 vinto dall’italiano Paolo Bettini.