Maurilio Barozzi
Bruxelles la dura vita del lobbista
sabato 17 febbraio 1996
BRUXELLES ― Rue Lalaing è una tranquilla stradina bruxellese, facilmente raggiungibile da rue Belliard, una delle vie più importanti d’Europa, dove sono situati gli uffici del Parlamento europeo. Ma per i trentini questa strada non è una semplice via della capitale belga. Vi ha sede infatti l’ormai famoso ufficio di rappresentanza dell’Euregio Tirolo. L’unico ufficio euroregionale a Bruxelles e pietra dello scandalo nei rapporti tra lo Stato italiano e le due province autonome Trentino e Alto Adige.
Vittorio Macchitella, vicesegretario dell’Unioncamere italiana, lobbista, ci accoglie a rue de l’Industrie, nella sede di Mondoimpresa, la società di consulenza formata da Confindustria e Unioncamere. Non ha dubbi, Macchitella, sulla opportunità della scelta di aprire l’ufficio di rappresentanza: «Ormai è qui che si fa la politica estera e commerciale nei confronti di tutto il mondo: chi manca è tagliato fuori. In questo senso sarebbe un errore che il Trentino non avesse alcun tipo di rappresentanza organizzata alla Comunità europea. Soltanto da Bruxelles si riescono a far valere e a promuovere gli interessi, siano essi generali, come ad esempio la diffusione dell’innovazione tecnologica, che reali». Macchitella spiega poi come si svolge l’azione di lobbyng. «Ogni tipo di bisogno – continua il rappresentante dell’Unioncamere – è individuato molto più nettamente sul territorio: poi qui si cerca di promuoverlo nel modo più efficace. In genere si cercano contatti formali o informali con gli europarlamentari, con i funzionari o con altri lobbisti che possono avere interesse a sollevare la medesima causa. Si può riuscire in questo modo a coniugare il fattore produttivo con una favorevole base istituzionale».
Ma non è solo a Mondoimpresa che si ritiene di estrema utilità un ufficio di rappresentanza. Pure Luigi Comini, segretario generale della commissione europea che si occupa di agricoltura e sviluppo rurale, non capisce la reticenza dimostrata dall’Italia in materia di rappresentanza regionale: «E’ fondamentale fare del sano lobbyng per curare l’interesse delle regioni o, come nel caso trentino, delle province». Addirittura il segretario generale del Parlamento europeo, Enrico Vinci, trova sconveniente la posizione del governo italiano quando osteggia le presenze regionali a Bruxelles. «Se in Italia non si riescono ad utilizzare in modo adeguato i fondi europei – spiega l’alto funzionario – lo si deve al fatto che le nostre regioni hanno un apparato amministrativo scadente, non riescono ad afferrare la portata e le possibilità effettive concesse da alcuni progetti. Se la Sardegna o la Calabria vogliono aprire un ufficio per essere presenti a Bruxelles, lo Stato italiano lo impedisce, mentre moltissimi altri hanno qui una loro rappresentanza: proprio qualche giorno fa, ad esempio, è stato inaugurato l’ufficio regionale dei Paesi Baschi».
Ma cosa vuol dire essere presenti a Bruxelles? Innanzitutto per seguire una pratica al meglio è opportuno essere a stretto contatto con i funzionari direttamente responsabili. Sono infatti loro ad occuparsi in maniera sistematica delle questioni burocratiche e, per gli interessati, è fondamentale assicurarsi che non ci siano intoppi. Vi è inoltre la possibilità di accedere tempestivamente (talvolta anche anticipatamente) alle bozze di direttive o di concorsi di varia natura (appalti pubblici europei, gare internazionali) in modo da potersi organizzare di conseguenza in maniera efficace. Arrivare ai documenti mentre i processi sono ancora in corso di definizione è senz’altro un bel vantaggio su chi non lo fa. Ed infatti sono ormai moltissime le grosse aziende o le associazioni pubbliche (chiamate public interest groups) che fanno lobbyng a Bruxelles. «Il più importante istituto di lobby – spiega ancora Macchitella – è l’Unice, una sorta di federazione di datori di lavoro europei che fa capo agli industriali». E all’interno dei corridoi lunghissimi e tortuosi che paiono essere appositamente costruiti per far perdere l’orientamento a chi non sia di casa, qualcuno che trovi in fretta il bandolo della matassa è certamente molto utile.
Ma il problema è che in rue Lalaing il “nostro” ufficio porta le insegne dell’Euroregione Tirolo; e su questo tema nessuno si sbilancia. Nonostante tutti vedano di buon occhio la possibilità di autorappresentarsi anche come enti locali presso gli uffici di Bruxelles, quando il discorso verte sulla prospettiva euroregionale la musica sembra subito cambiare. A cominciare da Enrico Vinci. «A dire il vero tutti gli Stati dell’Unione sono contrari all’euroregione ed infatti, se si esclude l’ufficio dell’Euregio Tirolo, a Bruxelles non c’è alcuna rappresentanza di questo tipo .... E per la verità ciò è anche abbastanza comprensibile. Si può comprendere molto meno il negare ad ogni costo la presenza europea a livello regionale».
Maurilio Barozzi
L’Adige sabato 17 febbraio 1996
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