Maurilio Barozzi
Nudo per la Fura dels baus
martedì 7 ottobre 2003
Per un attore dilettante recitare con la Fura dels Baus è quasi come per un calciatore dell’Eccellenza fare una partita con la maglia del Barcellona. Una cosa unica. La Fura dels Baus, compagnia di Barcellona, ha segnato gli anni Ottanta per la forza delle performance inscenate. Sesso spinto sul palco, coinvolgimento del pubblico (quattro libertini selezionati per ogni rappresentazione dello spettacolo “XXX”, forse il loro caposaldo, che s’ispira agli scritti del marchese De Sade), liquido organico che vola (e non si sa bene dove cadrà). Provocazioni pure.
A Fabrizio Ciaghi, 32 anni, di Volano la cosa è riuscita. Domenica 28 settembre ha partecipato al lavoro “Las Bacantes.0.02 de Euripides”, rivisitazione di Le Baccanti di Eschilo, messo in scena dalla Fura dels Baus a Bolzano nell’ambito del festival Transart. Sotto la direzione artistica di Jürgen Müller e con le musiche curate da Wolfgang Mitterer, nello spettacolo gli ingredienti fureri c’erano quasi tutti. Attori nudi e lanci di colore e fango compresi. Fabrizio, attore di teatro, saputo che c’era la possibilità di effettuare un workshop con la Fura, non se l’è fatto ripetere. Ha riempito il modulo e ha partecipato - otto ore al giorno per quindici giorni - al training. Ha lavorato gomito a gomito con Gloria Ramìa. Poi ha partecipato alla performance. Fabrizio, come è recitare nudo davanti a mille persone? È stato molto emozionante. Dopo quindici giorni molto duri, anche fisicamente duri, la performance mi ha dato delle sensazioni e delle emozioni eccezionali.
Esprimere la mia gestualità in mezzo a tutta quella gente, completamente nudo, ha davvero spostato i miei limiti. Anche quelli fisici. Parliamo di te nel mondo del teatro. Sono appassionato da sempre. Prima lavoravo con la Filo San Genesio, di Volano. Siccome ho fatto la scuola d’arte, davo anche una mano per le scenografie. Mi ha sempre affascinato la doppia dimensione che fa interagire attori e pubblico. E, col passare del tempo, ho sempre più apprezzato la possibilità che offre l’elisione del palcoscenico, inteso come luogo di distacco. Così ho saputo che a Trento c’era un gruppo di persone che lavorava in questo modo. Ho frequentato un laboratorio con Alessio Cogoi ed ho migliorato l’aspetto di sviluppo dell’espressività del corpo. Così, sempre grazie ad Alessio, mi sono avvicinato a Teatroincorso, con la regista Elena Marino. Ora partecipo ai loro spettacoli da alcuni anni, girando per i festival di tutta Italia. Dunque, il lavoro con la catalana Fura dels Baus. Sì. Quindici giorni di seminario durante i quali ci hanno fatto conoscere i materiali con cui lavora la Fura, materiali nobili come la creta, il ferro, il legno, l’acqua che vengono resi simboli.
Ci hanno fatto acquisire lo spirito di gruppo, ventidue persone di nazionalità diversa che hanno imparato sulla loro pelle il senso del gruppo. Sulla pelle? Pensa che un giorno Jürgen ci ha fatto fare rimanere all’aperto di sera nudi a strisciare per terra (come accade nello spettacolo, ndr) incitandoci a spostarci verso il luogo da dove sentivamo provenire il suo richiamo. E all’inizio ognuno cercava di muoversi il più veloce possibile, a scapito degli altri. Poi, siccome lui continuava a spostarsi, abbiamo capito che nessuno arrivava alla meta, in compenso morivamo di freddo.
Così abbiamo realizzato che solo in gruppo riuscivamo a scaldarci. Poi lo spettacolo, eccezionale da un punto di vista delle nostre emozioni.
«Les Bacantes» rivisitava la tragedia di Euripide con una particolare prospettiva politica. Dioniso, il dio che c’è ma non si vede, era rappresentato dal capitalismo, anzi, alla fine - per rendere il messaggio ancora più chiaro - sono stati proiettati dei vessilli stilizzati che richiamavano, neanche tento velatamente, la bandiera Usa. Un simbolo. Era una lettura provocatoria delle Baccanti. Müller dice: nel sistema unico attuale, capitalista, siamo governati da gente che non conosciamo. Un Dioniso che non ha volto né definizione, da qui la bandiera sfocata proiettata alla fine. Questa lettura vi è stata proposta subito? No. Ma neanche la coreografia era completamente prefissata. Ci hanno dato una traccia ma avevamo molte possibilità di improvvisazione. Ascoltavano le nostre proposte. Insomma, lo spettacolo è venuto fuori assieme. Ora c’è la possibilità di qualche sviluppo, con la Fura? Ho la loro e-mail e il loro indirizzo, però sai, dovrei prendere su, andare a Barcellona e bussare alla loro porta: sono Fabrizio avete qualcosa per me? No, eh? Forse, fosse stato 10 anni fa, lo avrei fatto.
Ci avrei provato. Ma ora... Ho un lavoro, sono sposato, ho una famiglia.
Mi va benissimo di aver fatto questa esperienza splendida e di poterla comunque condividere con i ragazzi di Teatrincorso. Sperando che possa servire anche a loro come è servita a me.
Maurilio Barozzi
L’Adige 28 novembre 1999
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