Maurilio Barozzi
Volley, Trento batte Piacenza: scudetto
lunedì 5 maggio 2008
TRENTO - Una volta in vita è anche giusto farlo, altroché.
Intendo: saltare sul carro di chi vince, senza tanto stare a fare questioni di lana caprina. Tanto che per comprare il biglietto per questa partita qualcuno ha perso qualche bella ora di sonno. E bravo: aveva capito che stavolta il carro stava arrivando in un posto che all’inizio dell’anno forse nessuno osava nemmeno immaginare (specie dopo la legnata a Cuneo, la prima giornata). Ma ci è arrivato: tre a zero a Piacenza nella finalissima e titolo tricolore. Il primo della storia per la società trentina. Così, alla fine della partita, tutti in campo. Autografi a gogo, facce dipinte, magliette, striscioni, gente che balla, che bacia i giocatori, chiede magliette, Birarelli in mutande, Nikolov con la bandiera tricolore sulle spalle, Kaziyski che morde la medaglia del titolo... Insomma, le classiche immagini da apoteosi, che però a Trento non si erano mai vissute. Hai detto niente... Qualcuno a fine partita chiosa: meglio aver perso a Piacenza, perché la festa è a Trento. Bella furbizia, dirlo adesso.
Sportivamente parlando, dopo l’affronto subito a Piacenza, i trentini avevano il dente avvelenato. Rabbia. Nervosismo.
Tensione. Che sembrava aver contagiato anche lo speaker o il cd, o solo Dio sa chi: prima che il match cominciasse sull’inno nazionale s’è incantato il disco, come si diceva una volta. Beppe Cormio, il general manager, lo incenerisce con uno sguardo funereo, bianco, teso. In campo le cose non sembravano andare meglio: Piacenza prende il largo e Trento sembra arrancare.
Tra gli spettatori qualcuno rivede la partita di Piacenza e pensa che era meglio restarsene a casa, andare a donne o bersi una bella birra fresca al bar. Bella fesseria.
I trentini ripartono. Con la pazienza dei forti.
Fantasia e potenza. E la determinazione di un team affamato. Nikolov tira due super battute e riporta l’Itas sotto (9-10). Mentre dall’altra parte gli automatismi vanno a pallino. Meoni, così lucido a Piacenza, smarrisce la bussola e dimentica completamente di servire l’opposto. Trento ringrazia e così evita di spostare il muro verso di lui.
Poi il punto che ha raccontato della voglia di vincere questa partita che Trento aveva. Una di quelle azioni che mentre la guardi strabuzzi gli occhi e contemporaneamente la bocca ti si apre. Allora. Nel secondo set, sul 13-10, nel campo di Trento da Simeonov arriva una sventola di servizio che avrebbe stordito un mulo.
Un tiro che finisce nell’altro campo nel giro di mezzo secondo netto. Neanche il tempo di vederla, per capirci. Ricezione sbagliata di Kaziyski che sta finendo in tribuna e i tifosi di Piacenza, un paio di centinaia, cominciano già a gridare. Winiarski però non molla. Parte e svelto come un gatto si precipita verso la panchina e di piede, in rovesciata, rimette in mezzo.
Palla dall’altra parte. Piacenza ricostruisce e Zlatanov schiaccia. ma ancora il muro di Trento “sporca” il colpo, alzata per Kaziyski e pipe vincente. 14-10 e set virtualmente conquistato. E quando porti a casa punti del genere sei pronto per vincere. Velocità, pazienza, potenza, astuzia.
C’è tutto. Così basta andare avanti fino alla fine. Con un palazzetto che sembra cascare a ogni punto dei trentini, mister Stoytchev tiene a bada l’esuberanza dei suoi e alla fine può alzare la bandiera con il presidente Mosna e il dg Cormio. Una nuova pagina per la storia di Trento. Signori, champagne.
Maurilio Barozzi
L’Adige, 8 maggio 2008
L’ARTICOLO
Pubblicato sul quotidiano L’Adige di lunedì 5 maggio 2008 a pagina 5