Maurilio Barozzi
Sconforto Itas. Atmosfere
lunedì 10 maggio 2010
BOLOGNA – La festa c'è stata, eccome. Ma Trento, stavolta – per la prima finale su quattro, quest'anno -, ha dovuto assistere da spettatrice con Cuneo che vince il suo primo scudetto della storia nella finale one-shot giocata a Bologna, in un Futureshow tanto bello quanto pieno (8500 spettatori) e caldo (di tifo e di temperatura). Del resto, vincere sempre è bello ma a onor del vero rende anche un po' antipatici. Ovvio, è una giustificazione a cui non crede nessuno, però ogni tanto vale la pena dirlo. Così, giusto per ricordare che lo sport è anche saper perdere. Anche se a nessuno piace.
Ieri, il V-Day - il giorno che come lo stesso presidente di Lega Claudio Sciurpa aveva scritto nei messaggi ufficiali della Lega Volley sarebbe dovuto essere «un giorno epocale come solo le finali dei Mondiali o delle Olimpiadi sanno essere» - è iniziato invece con il colpo di scena delle sue dimissioni a pochi mesi dall'elezione. Fatale è stata la denuncia di alcuni giocatori della Rpa Perugia, il club da lui presieduto, di non aver ricevuto i compensi pattuiti.
In campo non cambia nulla, tanto che lui va anche a premiare i giocatori. Sul mondoflex tricolore del Futurshow di Bologna, va in scena la finale secca che determinerà i campioni d'Italia. Le due squadre e le due tifoserie vengono così sradicate dalle mura di casa per giocarsi la partita dello scudetto. Nella corrida si definisce querencia il luogo in cui il toro si posiziona di preferenza, sentendosi a casa. Si dice anche che per sconfiggerlo, il torero deve riuscire a spostarlo da lì, dove è invincibile. Nella pallavolo c'è anche una faccenda di riferimenti per i giocatori: così spostare tutti – giocatori e pubblico – dalla loro querencia è parsa un'idea che ha messo tutti sullo stesso piano, anche se svuota ancora una volta di valore la fase della regular season. E priva le società di cospicui incassi. Comunque. Ieri il Futurshow era completamente tinto di giallo trentino e blu cuneese per i «Blu brothers». Il caldo poi, e le birre - che nel palasport bolognese si vendono ancora senza limitazioni né agresti ipocrisie - ne ha convinti molti a togliersi la maglia mettendo in mostra attributi addominali poco in linea con il canone di Policleto. Ma tant'è: come avrebbe potuto Gigi Mastrangelo, centro di Cuneo, mettersi a torso nudo appena finita la partita – stile copertina di Mens Healt – se la temperatura non fosse stata questa? Rendendo tra l'altro ancora più impietoso il confronto tra il suo fisico scolpito e le trippe tremule dei suoi supporter.
Per i trentini, viceversa, si è trattata di una serata strana da vivere. Quasi troppo perfetta, troppo rapida, troppo poco sofferta, a fermarsi al primo set. E poi invece tramutatasi in un affanno continuo, tanto che nel finale anche loro, tra i quali c'era anche il primo cittadino Alessandro Andreatta, sono stati costretti ad abdicare alle grida degli incandescenti Blu brothers. La gioia e la carica iniziale ha preso la forma della mestizia, con l'abbandono del palazzetto prima della premiazione che si è svolta in un trionfo di blu. Per Trento, comunque, rimane una stagione di volley da incorniciare: e se quel velo di tristezza rimane, è solo perché la sorte vuole che la finale scudetto sia cronologicamente l'ultima ad essere giocata.
Maurilio Barozzi
L’Adige, 10 maggio 2010
L’ARTICOLO
Pubblicato a pagina 28 con il titolo “Atmosfere. Cuneo in festa. Stavolta Trento è spettatrice” e l’indicazione “dall’inviato Maurilio Barozzi” sul quotidiano l’Adige del 10 maggio 2010.
Scritto in occasione della finale scudetto 2010 di Bologna Trento-Cuneo, è un pezzo di contorno alla partita.