Maurilio Barozzi
Volley, Tre finali per entrare nel Club esclusivo
lunedì 28 marzo 2011
BOLZANO - In un trionfo di bandiere italiane, bulgare, brasiliane, per la terza volta la trentino BetClic vince la Champions league. Su tre edizioni disputate. Un bel record. Anzi, un record eccezionale. Solo tre primavere fa, Trento si sedette alla tavola dell'alta borghesia del volley imbandita a Praga senza quasi esserne invitata. E, come quei giovani sfrontati e un po' scrocconi che se ne fregano del fascino discreto, si presero tutto quello che c'era da prendere, non lasciando sulla tovaglia nemmeno le briciole. In questo, all'epoca, furono molto aiutati dal fatto che il banchetto era stato apparecchiato a Praga, città evocativa e fabulosa, ma neutra in occasione del centenario rispetto alle quattro pretendenti della coppa dei campioni. E anche la prepotenza con cui, ultimi arrivati nel salotto buono del grande volley, i trentini si presero tutto passò in secondo piano rispetto alle sbruffonerie ostentate dai tifosi arrivati da Salonicco. All'O2 Arena, un impianto da 17 mila persone, tutti erano intenti a inorridire per quell'orda di macedoni lì a fumar canne, tirare sgabelli e ingaggiare sfide corpo a corpo con polizia e sicurezza locali, quasi dovessero riproporre la storica rivolta contro l'impero Ottomano. Così nessuno - a parte il gruppo di tifosi arrivati fin lì dall'Italia speranzosi ma quasi invisibili al cospetto del fiume di Tessalonica - si accorse che, in campo, Trento stava portando via quanto di più prezioso c'era in palio in quel momento, e cioè la coppa. Un anno dopo le cose andarono molto diversamente. Della squadra trentina si sapeva molto bene ciò che c'era da sapere. E cioè che difficilmente se ne sarebbero andati da Lodz - sede prescelta - a mani vuote. Lì però tutto fu più grigio. Cominciò con un aereo precipitato in terra russa con a bordo il presidente della Polonia Lech Kaczynski, otto membri dell'equipaggio e 87 passeggeri. Era il dieci aprile e i polacchi decisero che non si poteva giocare. In città, una città già anonima di suo, per strada, nei bar, al palazzetto dello sport si distinguevano, immobili, le bandiere a mezz'asta, listate a lutto. La circostanza funebre fece impacchettare striscioni sgargianti e l'entusiasmo dei tifosi di tutte le squadre che dovettero ripiegare baracca e burattini e tornare a casa. Certi che quando si sarebbe giocato - e si sarebbe giocato, quello era sicuro - loro non ci sarebbero stati: troppo oneroso, faticoso, improponibile ripetere quel viaggio. Così ecco che a Lodz, un mese dopo, il palazzetto era affollato soltanto di tifosi polacchi, per sostenere un Belchatow che però, dopo il lutto del mese precedente ne inflisse loro un secondo - metaforico, stavolta - facendosi battere dalla Dinamo di Mosca. Trento, ancora una volta senza i riflettori puntati contro visto che doveva sbarazzarsi di una squadra, il Bled, decisamente meno quotata di lei, si ritrovò in finale senza soverchie difficoltà. E anche l'ultimo atto, quello decisivo, poté approfittare di un campo di gioco che, seppur non amico, nemmeno era nemico visto il capitolare per certi versi inglorioso della squadra di casa. Fu una vittoria senza storia che però consegnò la squadra di Trento alla Storia: due coppe dei campioni vinte su due giocate. E questo, volente o nolente, costrinse tutta Europa - e anche il mondo, viste le res gestae che nel frattempo avevano varcato i confini continentali per approdare sulle rive del Golfo Persico con le vittorie nel Mondiale per club, ad accettare nel circolo dell'alta società del volley anche quella squadra che, solo fino a quattro anni prima, non aveva vinto niente di di niente. Investitura, questa, che ha avuto il suo bacio vassallatico nell'onore/onere di organizzare lei stessa il banchetto dei Campioni per l'anno 2011. Con annessa qualificazione automatica, come da (scellerato) regolamento. Bolzano e le Dolomiti sono state prescelte per ospitare le commensali in un palazzetto che di solito ospita l'hockey, ma che, riattrezzato, ha offerto spazio per quasi novemila persone. Di cui una trentina di privilegiati anche a bordo campo con tanto di spumante e secchielli per il ghiaccio in favore di telecamera. Uno sfarzo che si era già visto a Doha, nella patria degli sceicchi. Probabilmente l'idea è stata presa proprio da lì. Ma, come sempre accade per le novità, non è piaciuta a tutti e qualche tifoso l'ha trovata pacchiana. E' il rischio che si corre quando l'ultimo arrivato in un club esclusivo vuole fare le cose in grande: qualcuno applaude (di solito chi se ne giova), altri disapprovano, considerandolo un gesto completamente privo di classe, da parvenu. Fa parte del gioco, difficile dire chi ha ragione. Poi però, nello sport, a decidere chi ha ragione fortunatamente è il campo. E il campo ha deciso che Trento per la terza volta consecutiva è la capitale europea del volley.
Maurilio Barozzi
L’Adige, 28 marzo 2011
L’ARTICOLO
Pubblicato a pagina 9 con il titolo “Tre finali per entrare nel Club esclusivo” e l’indicazione “dall’inviato Maurilio Barozzi” sul quotidiano L’Adige del 28 marzo 2011 in occasione della vittoria della terza Champions league consecutiva da parte della Trentino BetClic volley.