Maurilio Barozzi
Volley, birra per lo scudetto
martedì 17 maggio 2011
TRENTO - Prima di ripartire da Roma per Trento, domenica sera con lo scudetto cucito sulla maglia, il team manager dell'Itas Riccardo Michieletto aveva saccheggiato il bar del PalaLottomatica. Birra per tutti. Lo spumante serve al rito, per il gargarozzo i ragazzi preferiscono la birra. Fresca. Proletaria. Forse anche umile. Come lo sono questi giocatori, che hanno vinto tutto, ma che ogni volta trovano la concentrazione, l'umiltà di allenarsi duramente. Birra, dunque. Dopo quel 25-8 subito nel terzo set in gara due della serie semifinale scudetto contro Modena, qualcuno cominciava ad avvertire degli scricchiolii nelle certezze dell'Itas. Una sconfitta sonora, secca, pesante. La più pesante mai subita da una squadra nelle gare di playoff. Invece no. Sono rientrati negli spogliatoi. Si sono guardati negli occhi. Si sono detti che c'era tutto il tempo di recuperare sia da un punto di vista psicologico che fisico. Quella mattina, infatti, era piombata una tegola sulla squadra trentina, con il gigante Jan Stokr che aveva la schiena bloccata. La partita, in serata era stata un mezzo disastro. Ma in quella scoppola probabilmente la squadra ha trovato nuove energie. E la consapevolezza che non ci sono unti dal signore: le partite devono essere vinte sul campo. Non basta il nome. Non pasta il pedigree. Si deve entrare in campo decisi, affrontare l'avversario e batterlo. E' quello che è successo domenica, contro Cuneo. Una squadra che l'aveva sconfitta già nella finale scudetto dello scorso anno, in Supercoppa, nella finale di Coppa Italia. Stavolta è andata diversamente. Molto diversamente, con un 3-0 in un'ora e venti di gioco. Così in questo 2010-2011 fantastico, oltre al Mondiale per club e la Champions league, il team trentino ho messo in bakeka anche lo scudetto. Il secondo della sua storia. Quest'anno le cose si erano messe bene fin da subito, per l'Itas. Innanzitutto il calendario era abbastanza spalmato: c'era la possibilità di gareggiare su tutti i fronti senza essere spremuti, come accadde lo scorso anno. Ma la società non era rimasta con le mani in mano, sperando in un favorevole disegno divino. Appena superato il primo turno di Champions, il presidente Diego Mosna ha avanzato la candidatura bolzanina per organizzare le Final four. In tal modo ci sarebbe stata la qualificazione diretta in semifinale, saltando due turni. Scelta lungimirante, si può dire oggi. La rosa dei giocatori, poi, garantiva al tecnico di poter sostituire i più affaticati. Ad inizio stagione Dore Della Lunga ha preso il posto di Matey Kaziyski, mentre questi riposava al sole indonesiano. Era la prima vacanza di più di quindici giorni che il capitano si godeva. E gli è servita. Restituendolo rinnovato e rinvigorito al finale di campionato. C'è poi lo schema tattico individuato da Radostin Stoytchev. L'Itas è l'unica squadra che gioca con due liberi, alternando Andrea Bari a Massimo Colaci. Ma poi, nel finale di stagione, Stoytchev si inventa il Colaci-schiacciatore. Pronto a entrare al posto di Kaziyski o di Juantorena per giocare in seconda linea. Così come fa Della Lunga. E' la quadratura della difesa. Poi c'è l'innesto di Jan Stokr, «Long Jan». Quando Leandro Vissotto lasciò il team, lo scorso anno, molti pensavano che sarebbe stato difficile sostituire l'opposto della nazionale brasiliana. Ma Stokr ha chiuso la bocca agli scettici a suon di prestazioni, specie nelle partite che contano. Prima a Doha nel Mondiale per club, poi a Bolzano per la Champions league, dunque in gara cinque di semifinale scudetto contro Modena e in finale. Alla grande. Ora è il momento della festa. Qualcuno teme che il fatto di aver vinto tutto quest'anno, potrebbe scaricare i giocatori per l'anno prossimo. Quello che sembra, in realtà, è che l'Itas potrebbe allungare ancora la sua lista di vittorie anche il prossimo anno: a fronte di una squadra - quella trentina - che cambia poco o niente e si irrobustisce nella rosa, ci sono le avversarie italiane che cercano la rifondazione, con tutto quel che comporta in termini di tempo e risultati. Chissà. Comunque, intanto, birra.
Maurilio Barozzi
L'Adige 17 maggio 2011 Prima pagina
L’ARTICOLO
Pubblicato in prima pagina sul quotidiano L’Adige di martedì 17 maggio 2011 con il titolo “Quella birra fresca dal sapore dell’umiltà”