Maurilio Barozzi
Rebellin, il diping della fede
domenica 21 agosto 2011
FONDO (VAL DI NON) - «Per fare la grinta, la determinazione e la voglia di faticare di Davide Rebellin devi prendere dieci giovani corridori, premerli, frullare tutto. E forse così arrivi a fare un Rebellin. Ecco perché, nonostante ci siano dei buoni giovani nel panorama ciclistico, lui riesce ancora a vincere». Lo descrive così, il trionfatore del Melinda 2011, Gilberto Simoni . «Quando correvo con Davide, non gli ho mai visto saltare un allenamento. Poteva anche diluviare, lui usciva ugualmente». Certamente la grinta non fa difetto a Rebellin. Squalificato per due anni a causa di assunzione di Cera alle Olimpiadi del 2008 in Cina, Rebellin - classe 1971, quaranta anni fatti -, ha anche subito l'onta di dover restituire la medaglia d'argento. Lui ha ingoiato. E' sparito. Ha continuato ad andare in bici in solitudine, nella speranza di poter ritornare. Di prendersi una rivincita. Con ferrea volontà, tutto il contrario di quello che promette il suo viso a chiunque lo guardi: mite, quasi umile. Ma le impressioni del volto spesso ingannano. E il suo carattere indomito ne è una prova. «Mi sono allenato come se corressi: nei due anni che sono stato fermo ho pedalato 65 mila chilometri, simulando gare, prove di ogni tipo. E ho cercato di migliorare anche i difetti che avevo. I risultati, come la vittoria al Tre Valli varesine di martedì e questa al Melinda dimostrano che ho lavorato bene. Che sono tornato con più grinta di prima. In questo mi ha aiutato molto anche la mia fede». Nessun dubbio, su questo. Nessun dubbio nemmeno sulla classe cristallina di Rebellin. Un corridore che vinceva nelle giovanili a quindici anni, poi a venticinque, a trentacinque e ora anche a quaranta. Il dubbio che rimane a molti è invece quello di un ritorno al mondo del ciclismo dopo aver pagato un prezzo alto per doping ma, di fatto, senza il tipicamente cristiano pentimento. «Non devo pentirmi di niente. Io la medaglia d'argento delle Olimpiadi di Pechino l'ho dovuta restituire, ma la sento mia». Intende dire che non ha assunto il Cera? «Io continuo a sostenere la mia versione», tergiversa il corridore. Intende dire che non ha fatto nulla di diverso rispetto ad altri ciclisti? «Non voglio fare polemica. Ora penso al futuro». Insomma, nel ritorno di Rebellin - senza ammissioni, senza pentimenti, senza scuse dovute al ciclismo -, rimane una zona grigia che lui stesso non riesce a indagare, a elaborare. Eppure l'animo buono dell'atleta è fuori discussione: «Cerco di dare una mano al progetto Unico1 che si occupa di aiutare ragazzi affetti da malattie rare e terribili. E' il mio modo per pensare anche a quello che sarà il mio futuro senza il ciclismo». Nello stesso tempo, racconta di come sia affascinato dai ragazzi che crescono e si affacciano al mondo delle due ruote. «Appena posso esco in bicicletta con i giovani della federazione monegasca. Offro loro qualche consiglio, mi piace sentirmi utile alla loro crescita». Intanto però continua a correre. E a batterli, questi giovani. A chi gli chiede se questa al Melinda sia una vittoria pulita, Rebellin regala un sorriso amaro che dovrebbe significare: «Certamente, come potrebbe essere altrimenti». E poi via, con la sua faccia apparentemente docile, pronto per le prossime gare che potrà fare. «Mi piacerebbe correre il Giro di Lombardia, ma non so se la mia squadra (Miche-Guerciotti, team continental) sarà invitata. Nei miei progetti avrei anche il sogno di correre le grandi classiche di primavera. E magari vincere. Devo però trovare una squadra protour che mi ingaggi». Nonostante a oggi non abbia ancora nessuna richiesta, si può scommettere che la caparbietà del ciclista e i suoi risultati gliela faranno incontrare in fretta. Per cercare nuove vittorie in gara. Per la redenzione, invece, probabilmente manca ancora qualche cosa: serve il pentimento.
Maurilio Barozzi
(L’Adige, 21 agosto 2011)
L’ARTICOLO
Pubblicato sull’Adige di domenica 21 agosto 2011 a pagina 51 con il titolo “Rebellin, il doping della fede” e l’indicazione dall’inviato MAURILIO BAROZZI
Davide Rebellin taglia il traguardo del Trofeo Melinda 2011, a Fondo in Val di Non (TN)