Maurilio Barozzi
Northug, re decapitato - Maurilio Barozzi
lunedì 9 gennaio 2012
ALPE DEL CERMIS – Le teste degli dei sono cadute davanti a trentamila persone, rotolando dalla salita erta e dura delle rampe del Cermis. Il re di Holmenkollen Petter Northug aveva in mente un obiettivo, prima di partire: limare quel minuto e ventidue secondi che lo separavano da Dario Cologna, già due volte vincitore del Tour de Ski, e candidato al terzo. Era una impresa disperata. Il norvegese lo sapeva. Ma, come Ettore sfidato a duello da Achille alle porte di Troia, Northug non poteva fuggire dalla battaglia. E così vi si butta, ansimando taurine bave di fatica.
Pochi chilometri e la foga del duello sembra dare frutti buoni. E anche i suoi Norvegesi-troiani, i primi a non credere che avrebbe potuto farcela, ai suoi fendenti si rianimavano un po'. Il gigante spinge e recupera una decina di secondi. Poco, ma può essere un inizio. Appena ai piedi della salita, però, Cologna gli assesta un colpo mortale che Northug non riesce a parare. Riperde il terreno guadagnato a inizio sfida (pianeggiante, lungo il lago di Tesero) e si trova in ginocchio, a fare i conti con la sua irruenza. Una partenza alla carica, rabbiosa, lo ha reso vulnerabile. E Achille-Cologna lo ha trafitto, involandosi verso il traguardo. Ma tale colpo mortale non è bastato. C'erano anche le spoglie da prendere. A quello, in una variazione moderna dell'epopea omerica, ci ha pensato Marcus Hellner. Svedese. Diavolo, una maledizione per Northug. Che aveva recentemente spiegato, in una delle sue guascone dichiarazioni, come per lui non ci sia nulla di meglio che mettersi dietro uno svedese. Hellner si è legato al dito quella sua ambizione. E, quando lo ha visto in ginocchio, ha respirato l'odore del sangue e lo ha trascinato dietro di sé per l'ultimo chilometro di una salita che per il norvegese era ormai angosciosa fatica. Sbuffava, il re di Holmenkollen. E nemmeno ha avuto l'accortezza di abbassare gli occhiali da sole sul viso. Niente. Quelle lenti a specchio giallastre sono rimaste posate sopra il berretto nero così, sulle muraglie del Cermis tutti hanno potuto vedere gli occhi tristi e abbattuti del re decapitato. Davanti a lui Hellner, con la sua tuta falsamente bianco angelico, tirava crudele. In una azione tanto determinante quanto ormai inutile se non per non fare impietosire i tifosi di quel grande campione che ora ne vedevano il lato debole, la fragilità. Era un imperversare sul cadavere, quella spinta parossistica di Hellner che lo porterà al terzo posto assoluto nella cronoscalata, ma che lo aveva già issato al secondo del Tour de Ski.
Davanti intanto, con la sicurezza serafica di chi ha compiuto il suo dovere, Cologna non si cura più di ciò che accade dietro. Lui il suo duello lo ha già vinto sui primi metri di quella salita. Anche se in realtà lo aveva già vinto nei giorni scorsi. Quando piano piano ha fiaccato la resistenza di Northug, lasciandolo sfogare nelle prime tappe di questo Tour de Ski 2012, per poi riprenderlo, superarlo e staccarlo inesorabilmente. Ieri, sull'ultima salita del Cermis, altro non ha fatto che rimandare in onda lo spot di queste nove gare complessive. Senza prevedere che nella sua vittoria sul rivale Northug, si sarebbe intromesso anche un falso angelo svedese – Hellner – a portare a spasso le spoglie dell'antagonista sconfitto. Sorpassandolo a sua volta, quasi umiliandolo, proprio sui muri più duri (quasi al 30%) e più affollati del Cermis.
Maurilio Barozzi
L’Adige 9 gennaio 2012
L’ARTICOLO
Pubblicato a pagina 23 sul Quotidiano l’Adige 9 gennaio 2012 con il titolo “Northug, re decapitato” e l’indicazione ‘dall’inviato Maurilio Barozzi’
Petter Northug