Maurilio Barozzi
La doppia vittoria di Legkov - Maurilio Barozzi
sabato 12 gennaio 2013
ALPE DEL CERMIS – Quando l'uomo ha capito che ci sono delle cose, il destino e la morte, che non può mutare, ha inventato lo sport, per distrarsene. E così ieri l'Alpe del Cermis, cupa e muta, si è trasformata nel simulacro di sé stessa, celebrando – grazie allo sport – la forse poco consolante vittoria di un russo sul monte che proprio sei suoi connazionali aveva due giorni prima chiesto a tributo della follia umana di chi si butta a capofitto nella notte lungo un pendio innevato a bordo di una motoslitta.
Un russo, ancora, stavolta si è arrampicato sugli sci da fondo a rotta di collo e di cuore, e le vene che pulsavano il desiderio di una doppia rivincita: sportiva – la sua, attesa dal 2007 – e sulla montagna, quella stessa montagna che gli ha reso omaggio vedendolo trionfare con la medaglia d'oro al petto.
Nel pomeriggio di un sei gennaio che sa più di primavera, e nel clima surreale dell'analcolico e luttuoso silenzio che emanavano lungo la pista le casette solitamente prodighe di musica rock e vinbrulé, ha vinto Alexander Lekgov. E paradossalmente è andata in scena una delle più belle sfide delle sette edizioni del Tour de ski.
Di fronte alle cime scarsamente innevate di monti già paghi del sacrificio chiesto all'uomo, il trentenne russo Alexander Legkov scompagina i pronostici della vigilia. Tutti. E si prende una vittoria cui probabilmente ambiva dalla prima edizione di questa gara a tappe che lo sci da fondo ha mutuato dal ciclismo. Nel 2007 giunse secondo dietro al tedesco Tobias Angerer. Poi i gradini alti del podio furono quasi sempre roba da dividere tra Dario Cologna e Lukas Bauer, con Petter Northug alle loro calcagna. Ma stavolta no. Il russo si è infilato nell'eterna sfida tra gli dei dello sci nordico Cologna e Northug e a loro non è rimasto che guardarlo scappare, inesorabile.
Tutto ha inizio ieri, nel primo pomeriggio. E' la settima e decisiva tappa del Tour che in nove giorni ha consunto i muscoli degli atleti portandoli dalla Germania di Oberhof fino alla vetta del Cermis, passando per l'elvetica Val Müstair. Alla partenza c'è un favorito: Cologna, al comando. C'è l'ardito rivale, Northug, che parte terzo a 11 secondi dal battistrada con la forza che gli viene dal volersi giocare un'ennesima rivincita e dal compleanno che cade proprio il 6 gennaio. E poi ci sono i due russi Legkov, fin lì secondo a sei secondi, e Maxim Vylegzhanin, quarto a sedici.
Sergio Leone, il grande regista cinematografico, inventò il triello per nominare la sfida all'ultimo sangue tra i tre pistoleri de Il buono, il brutto il cattivo, al termine del suono di un carillon. In questo caso, va in scena un quadriello. Tutti assieme già dopo il primo giro dell'anello di Tesero, alla partenza. Tutti a studiarsi l'un l'altro. A guardarsi. Pronti a giocarsi il tutto per tutto, non appena la strada inizia ad andar su, quasi quella salita rappresentasse la fine del suono del pendolo di quel film: l'inizio della sfida.
Northug è un dio nordico di ventisette anni che brama rivincite nella sua tuta rossa con maniche corte e short al ginocchio. Cologna ha un obiettivo in testa: pareggiare i conti con Justyna Kowalczyk che in mattinata ha conquistato il suo quarto Tour de Ski. I russi Legkov e Vylegzhanin sono lì, anche loro. A gareggiare su quella montagna che da due giorni i loro connazionali sentono come maledetta.
Ma proprio quando dal Lago di Tesero la strada s'impenna e porta verso la cima, il destino offre il suo lato mite e concede l'occasione di una piccola rivalsa. Legkov s'invola. Northug cede di schianto, masticando ancora su questa salita il sapore ferrigno della sconfitta. Cologna resiste un po', ma vede sfumare il sogno realizzato da Justina e il cardiofrequenzimetro di Vylegzhanin, francobollato alle sue terga, fa segnare 188 pulsazioni al minuto. Quasi a tavoletta, ma si può fare ancora di più. Tanto che, appena Cologna molla un attimo, lui gli salta davanti e pare salutarlo, per andare a seguire il connazionale Legkov e realizzare una doppietta russa che avrebbe del taumaturgico, su quella vetta insanguinata.
Ma Cologna riesce a sopraffare anche il destino, quando quest'ultimo vorrebbe cimentarsi in un'azione benevola. Si riprende. Sbuffa soffi di rabbia che nemmeno la temperatura primaverile riesce a mascherare. Si riporta sotto Vylegzhanin. E proprio nel punto più ripido, dove la salita raggiunge il 28, 30 per cento di pendenza, lo ri-sorpassa. Stavolta senza voltarsi. Dietro, Vylegzhanin capisce che è finita: il cardio segna 190 pulsazioni al minuto. E non basta. Ormai la classifica è stabilita. Quella lingua di neve che porta al traguardo non fa che cristallizzarla nella vittoria del russo Legkov. Come ogni tragica esperienza della storia: dopo il sangue, l'oro.
Maurilio Barozzi
L’Adige 7 gennaio 2013
L’ARTICOLO
Pubblicato sul Quotidiano l’Adige 7 gennaio 2013 con il titolo “La doppia vittoria di Legkov” e l’indicazione ‘dall’inviato Maurilio Barozzi’
Il quadriello: da destra: Cologna, Legkov, Northug e Vylegzhanin