Maurilio Barozzi
Cartoline da Doha 1 - Modernità da sceicchi
venerdì 17 dicembre 2010
DOHA (Qatar) - Se pensavi che leggere una cartina geografica sia cosa da niente, prova a darla a un autista di Doha e vedrai che succede... Il guaio è che sono tutti molto cordiali e così nemmeno puoi arrabbiarti. Ti tocca prenderla così, guardandoti intorno in una città di mezzo milione di abitanti dalle molte espressioni: la skyline dei grattacieli di Doha City, le lunghissime strade diritte affogate nel color ocra-terra e nel traffico delirante, e le costruzioni basse e tipicamente arabeggianti della zona sud - est e della periferia, dove lo spazio non ha valore, visto che l’agglomerato è un’oasi nel deserto del Qatar, dove si può allargarsi a perdita d’occhio. C’è poi una specie di centro storico, con tanto di suk, che pare costruito con la tecnica del vintage per dare una certa età a costruzioni che età non hanno, qualcuno ha detto che somiglia al villaggio arabo di Gardaland. Ecco, una roba del genere. La modernità mediorientale è anche questo: blackberry e suv per tutti in una cornice musulmana wahabista (molto rigida) dove le donne indossano il velo e l’abaya neri, magari decorato con delle fettucce intarsiate del color dell’oro, ma in compenso possono votare ed anche essere votate alle elezioni. Cosa non da poco, a queste latitudini.
Del resto è la cifra del Qatar creata dallo sceicco Hamad bin Kahlifa al Thani: modernità, modernità, modernità. Nel 1998, durante un discorso alla Georgetown University, proprio lo sceicco (che da poco aveva preso il potere detronizzando il padre) aveva pronunciato per la prima volta una frase di John F. Kennedy: «Chi non sa rendere possibili le rivoluzioni pacifiche, rende inevitabili quelle violente». Ora pare sia diventata il suo slogan. Con i proventi di petrolio e gas che hanno reso il piccolo stato (11 mila metri quadrati per 1.597.552 abitanti) il secondo al mondo per ricchezza pro capite (dopo il Liechtenstein) e per crescita economica (dopo la Cina), ha fatto miracoli. Ha creato la televisione Al Jazeera (nel 1996) che ora si contende il primato delle news mondiali (la versione inglese trasmette da Doha, Londra, Kuala Lumpur e Washington. Ha dato il voto alle donne. Ha sviluppato un turismo congressuale di prima grandezza ed un aeroporto che non finisce più e appena atterri ti tocca fare cinque minuti in pullman per arrivare al ritiro bagagli. Ma il miracolo più grande lo ha fatto riuscendo a conquistarsi a suon di bigliettoni la stima della Fifa e il mondiale di calcio 2012. Ma come? Il mondiale di calcio in una nazione dove lo sport principe è la corsa dei cammelli (sabato ce ne dev’essere una spettacolare, in occasione della Festa nazionale) e la falconeria? Esatto! Ma da un po’ la Doha sportiva non è solo corsa dei cammelli. Qui corrono anche le moto Gp, giocano a tennis i mostri sacri in uno dei tornei più ricchi del circuito, vengono a sfidarsi i migliori pallavolisti e contendersi il titolo iridato per club. Qualche tempo fa hanno giocato qui l’amichevole di lusso Brasile - Argentina. Parliamo di football, of course. E anche se fa caldo, il problema qual è? Lo stadio ha l’aria condizionata (come ogni luogo, qui) che permette ai giocatori di correre a 24 gradi Celsius. Uno spettacolo, no? Coi soldi si può fare tutto, pare voler ribadire il diritto acquisito di organizzare un campionato mondiale di calcio. Anche se, forse, sarà necessario per allora aggiornare gli autisti. O dotarli di satellitare. Quanto costerà? Chissenefrega.
Maurilio Barozzi
L’Adige, 17 dicembre 2010
L’ARTICOLO
Pubblicato a pagina 55 con il titolo “Modernità da sceicchi”, e l’indicazione “dall’inviato Maurilio Barozzi” sul quotidiano L’Adige del 17 dicembre 2010. Fa parte di una serie di reportage da Doha (Cartoline da Doha) scritti in occasione del Campionato mondiale per club di volley.