Maurilio Barozzi
Lo Squalo azzanna il Giro in extremis - Maurilio Barozzi
lunedì 30 maggio 2016
TORINO - Dopo il Calvario, per Vincenzo Nibali è arrivata al Ressurrezione. Improvvisa, imprevista, incredibile. Eppure, eccola qui: Nibali ha conquistato ieri, sul traguardo di Torino, il 99° Giro d'Italia. La vittoria è però stata costruita nelle due tappe franco-piemontesi di venerdì e sabato. Martedì scorso, dopo la tappa di Andalo, Vincenzo Nibali era dato per spacciato. Dopo aver stentato sul tappone dolomitico e sulla cronoscalata dell'Alpe di Siusi, al traguardo di Andalo aveva le gambe frolle, la testa andata, l'umore a terra. In classifica generale boccheggiava al quarto posto, a 4'43" dall'olandese Steven Kruijswijk e non ne voleva nemmeno sapere di parlare coi giornalisti. Muto, ombroso, risentito, Nibali si è trincerato in un cono d'ombra che non lasciava presagire nulla di buono.
E invece da lì - dopo la tappa interlocutoria di Cassano D'Adda - è cominciata una imponderabile riscossa. D'improvviso le forze sono riapparse, la testa ha ricominciato a lavorare, l'obiettivo grosso è tornato a fare capolino nella mente dello Squalo di Messina.
A Pinerolo ha tenuto le ruote dei primi e il giorno dopo, sul Colle dell'Agnello, nella frazione Pinerolo-Risoul, ha rimesso le mani sul Giro. In salita ha dato un paio di strappi poderosi e poi - in discesa - ha approfittato della caduta rovinosa di Kruijswijk per rientrare in gara.
Sabato, nell'ultima tappa di montagna, la Guillestre-Sant'Anna di Vinadio, ha strappato senza pietà la maglia rosa al malcapitato Esteban Chaves. Il colombiano della Orica aveva 44" di vantaggio in classifica generale ma la testa non era quella cattiva di chi vuole vincere un grande giro. Superato sul Colle della Colombara, non è riuscito a tenere il passo di Nibali e nemmeno quello degli inseguitori Rigoberto Uran e Alejandro Valverde e quando ha perso quelle ruote il primato è svanito. La sua testa, inconsapevolmente, in quel sorpasso ha trovato liberazione: "vabbé, sono secondo, ma ho smesso di soffrire su questa maledetta salita", deve aver pensato. E quella liberazione si è rivelata la sepoltura delle sue speranze di successo. Nibali è volato all'arrivo mentre Chaves è affondato: all'arrivo di Sant'Anna il colombiano non aveva più la maglia rosa e il suo ritardo in classifica era di 52". Il Giro d'Italia era di Nibali. «È stato il più forte» ha ammesso sorridente il simpatico colombiano. Una dichiarazione che lasciava trasparire due lati dello stesso carattere: da una parte la splendida sportività ma dall'altra la mancanza del killer instinct che contraddistingue il campione vincente. Quello che invece gli ha esibito in faccia Nibali, abbracciato e baciato proprio dai suoi genitori (di Chaves) appena tagliato il traguardo. Il Giro è finito lì.
Ieri, nell'ultima tappa, la Cuneo-Torino, come sempre è stata solo una passerella. Dove tutti si sono complimentati col vincitore e lui si è rimesso in pace con se stesso, con la sua squadra e col resto del creato: tutte le cose erano tornate al loro posto e Vincenzo era la maglia rosa del 99° Giro d'Italia, così come organizzatori, osservatori, tecnici, tifosi e tutto l'ambaradam avevano preannunciato. La sua grinta, la rabbia, la voglia di vincere avevano prevalso su tutte le avversità, compresa una dissenteria che - ha confessato lo Squalo dopo l'arrivo di Torino - lo aveva colto prima della cronoscalata di Siusi.
Tutto è bene quel che finisce bene, dunque. Per lui e anche per la sua squadra, la corazzata Astana, che lo ha aiutato, incitato e ha sempre creduto nell'impresa tanto che da un paio di giorni aveva riunito tutti i big, patron e general manager Aleks Vinokourov compresi, pronti per la festa finale.
Ieri, sul traguardo di Torino, ha vinto ancora un tedesco: sette vittorie in altrettante volate. Stavolta è stato Nikias Arndt (Giant) che ha approfittato della squalifica che la giuria ha comminato a Giacomo Nizzolo (Trek) per comportamento irregolare. Dietro, secondo, ancora un esplosivo Matteo Trentin che, dopo la vittoria ottenuta a Pinerolo, puntava dritto a fare il bis. Non ci è riuscito per un pelo. Poi la festa è stata tutta per Nibali: una vittoria che ormai nessuno più aspettava ha sapore ancora più dolce. Un sapore che qualcuno ha paragonato a quello della vendetta. Per questo hanno anche chiamato questo Giro Nibaleide.
maurilio barozzi
in l’Adige 30 maggio 2016
L’ARTICOLO
Pubblicato sul Quotidiano l’Adige lunedì 30 maggio 2016 con il titolo “Lo Squalo in passerella a Torino”