Maurilio Barozzi
Notti soldi sesso. 2
martedì 7 gennaio 2003
«Dite pure che tirano di più due tette che due carrette» ha scritto una volta Alejo Carpentier. Saggezza da Sancio Panza. Ma spiega a dovere il movente che spinge nei luoghi della notte. La parola magica è sesso. Meglio: promessa di sesso.
Per sondare la faccenda vado alla Cripta, un pub di Rovereto (TN). Un pub che va. Molto, molto carino. In pieno centro storico, è scavato nella roccia, una cripta vera e propria: non prendono neanche i telefonini. Una specie di grotta, ma con gli interni curatissimi.
Dentro c'è musica. Dentro c'è diversa gente: belle ragazze, bei ragazzi. Hanno tutti - e sono tanti - davanti la loro pinta di birra o il Cuba libre. Sono tutti in ghingheri. Azzimati. Fighetti alla moda.
Comincio ad esserne convinto: i prezzi alti - nei locali alla moda - non riguardano il prodotto consumato in sé. Sono il ticket d'ingresso in un universo di bella gente. Il ragionamento è: se posso permettermi di pagare 4 o 5 euro per ogni birra media che bevo vuol dire che sono un figo anch'io. L'avevo già sentita. E proprio per questo ho deciso di retrocedere davanti all'ovvio, di scavare fino a giungere al fondo della faccenda, dove si trova il solido. Possibile - mi ero detto - che uno debba sentirsi contento se i prezzi vanno alle stelle perché ciò significa che il mondo che sta frequentando diventa sempre più esclusivo? Mah…
Torniamo a noi, alla roccia della Cripta.
C'è lì Emiliano, fisico d'atleta. Un esteta: barman al bar del Mart. E, l'estate, alla discoteca Conca d'oro di Torbole. Un posto, questo, con interni in legno e una grande terrazza sul lago. Una volta ci trovavi tutti i bulli della zona. O i turisti. Buon locale per rimorchiar tedesche. Anche danesi, se parlano il tedesco o l'inglese. Di solito le parlano entrambe. Oggi è frequentata più che altro da stagionali. Baristi e cameriere che lavorano sul lago fino alle due del mattino. Poi chiudono e vanno in disco. Occhiali da sole anche di notte, camicie a collo rigido. Da catalogo D&G. Rimangono fino a chiusura, le quattro. Il giorno dopo, di solito, possono dormire. Qualcuno invece tira dritto chiudendo gli occhi tre, quattro ore al giorno per tutta la stagione. Dormirà quando è vecchio.
Emiliano dice: «Di notte, il corteggiamento è tutto. È la calamita che attira i clienti». Poi la butta in vacca: «Però ci vorrebbero delle regole, che so, un tempo massimo... Un tempo entro il quale uno può provarci con una ragazza. Passato il limite, stop: si cede il passo lasciando campo aperto».
Gli do corda. «E per le donne?».
«Lì non serve. Il corteggiamento è ancora praticamente a senso unico. Escluso qualcuno che può permettersi di essere abbordato. Ma si tratta di eccezioni». Visto il suo aspetto, lui è certo uno dei superman.
Il principio torna. E' lo stesso che spinge molte discoteche a offrire l'ingresso omaggio alle donne.
Arriva alla Cripta un ragazzo che vagamente conosco. Saluta, si guarda attorno. Fa per smammare.
«Perché te ne vai?» chiedo.
«Masa braghe» risponde, in dialetto trentino («Troppi pantaloni». L'esegesi non serve. In altri posti ho sentito anche: «Solo ganci, qui, stasera». Stile diverso. Il concetto non cambia).
Teoria sperimentata, archivio come pratica. Requiem per le femministe. Requiem per la parità dei diritti. La donna è la preda. L'uomo spende. E, solitamente, più l'uomo è ricco, più spende.
Però, mi guardo attorno, lì alla Cripta: ragazze ce ne sono. Vabbè... Penso: è incontentabile.
Ore 4 A. M. Siamo al Fanum, discoteca di Mori (TN). Assieme allo Spleen di Arco e - da qualche tempo - al Papillon di San Giacomo si contende la clientela della notte fonda. Ci vengono da tutto il Trentino ma anche dall'Alto Adige. Un locale molto grande, con due sale e un privé, colonnati in marmo e arredamento scarno ma curato.
Ascolto Silvia. Silvia ha 22 anni. Capelli corti. Piercing dappertutto. Almeno un tatuaggio. La vita a girare attorno ad un bancone di bar: dietro di giorno, dall'altra di notte.
«Ci sono quelle che si vantano. Dicono: "Mi ha pagato da bere tutta la sera e io non ci ho neanche pomiciato assieme. Povero scemo". Ma io non sono così».
Non afferro cosa vuol dire io non sono così: le offro da bere. Due birre: viaggiamo sui 10 euro. (Avanti, sempre meglio). Ma è discoteca...
Lei capisce l'antifona. Sorriso furbo. «Intendevo che non mi piace farmi offrire da bere. Non che se uno paga me lo sbaciucchio tutta la sera».
Elaboro a sincrono la figuraccia. Filo via.
Al bancone trovo uno che ha l'occhio spento dalle birre e dalla lunga serata. Camicia a righe anni '70. Jeans che gli manca solo la riga della stiratura e poi il peggio ha trovato approdo. Dice di essere di Villa Lagarina. E' l'unica cosa sensata che dice. Ad ogni domanda che gli faccio mi risponde chiedendomi se ho bestie. Gli dico di no un paio di volte. Lui continua a bere. Insiste.
Materiale di scarto, perdo tempo. Inutile intervistarlo su come approccia con le donne. Inutile chiedere cosa cerca nel bar: l'ho capito. Gli faccio la domanda che voleva da mezz'ora: «E tu, ne hai bestie?».
«Credo bem!».
Passo e chiudo.
Una ragazza si avvicina. Mi chiede una sigaretta. Faccio il furbo. «Non fumo. Ma se mi dai il tuo numero di telefonino te ne procuro una».
Lei prende la mia penna e il mio quaderno. Con grafia rotonda scrive su Elisa e un numero di cellulare. «Ora la sigaretta».
Giusto. Chiedo alla barista se me ne offre una. Poi la giro a lei, a Elisa, la mia nuova amica.
Mi racconta che quando ha bevuto parla anche tedesco e francese. Anche un po' d'inglese. «Sai, non ho più freni inibitori; mi passa la paura di sbagliare un accento o una declinazione...». Poi sparisce. Ma prima mi dice, con un sorriso: «Call me, telefonami». Penso alla mia volponata. Sono Jimmy Dean.
Tra parentesi, più tardi ho provato il numero: «Vodafon Omnitel, informazione gratuita: il numero selezionato è inesistente o momentaneamente non disponibile». Naturale.
Comunque: l'uomo in genere paga. La faccenda diventa più evidente man mano che la notte procede. Anche se qui, al Fanum, dopo le tre del mattino non servono più alcolici.
Loris, altro occasionale compagno di bancone, mi spiega che nei locali dopo mezzanotte le donne sono tutte belle e i soldi non valgono più nulla. Altro detto. Annoto e me ne vado: per stasera ho imparato abbastanza.
* * *
Rivedo le interviste. Le ripenso. Cerco dare un senso a quelle notti. Alla birra bevuta. A incontri casuali. A discorsi spesso vacui. Cerco altre leve. Moventi forti che spingano fuori casa, al pub, in disco.
Solo la promessa di sesso? Solo soldi da spendere per mostrarsi più belli? Mi sembra un po' debole...
Accendo la tivù. Danno un programma scientifico. Superquark. Ascolto un po'. Parlano di scimmie. Vado avanti con le mie scartoffie. Platone disse: «L'uomo è un animale sociale». Al sesso e ai soldi dovrei aggiungerlo, forse.
Ora alla tivù vedo una discoteca. Parlano di musica. L'uomo del servizio dice: «Già all'epoca degli ominidi, è stata la capacità di sincronizzare i movimenti seguendo un ritmo collettivo a creare coesione tra simili. Il tessuto sociale è stato cementato, prima ancora dell'uso della parola, dal ritmo e dalla sua capacità di interpretarlo. Questa capacità ha creato le tribù».
Scatta una convergenza cerebrale. Riaffiora la statistica sul ballo (quella che dice: ogni week end circa 4 milioni di italiani va in disco). Platone disse anche che i gesti ritmici e armonici del ballo infondono nello spirito ritmo e armonia.
L'uomo della tivù va avanti. «Alcuni scienziati, studiando il fenomeno, hanno capito che sopra un certo volume (90 decibel) il labirinto (che regola l'equilibrio all'interno dell'orecchio) viene sollecitato attraverso un organo direttamente in contatto con la zona del piacere, nel cervello. All'aumento del ritmo, i corpi tendono a creare tra loro un equilibrio stabile. Quasi esistesse una specie di cervello collettivo».
Dunque: l'uomo ha bisogno di stare assieme ad altri. La musica aiuta a colmare questo bisogno. Entrano in gioco fattori anoetici. Ancestrali. Fisici.
Dilato il fuoco di prospettiva. Una volta questo bisogno sociale era colmato anche dai partiti, dalle associazioni, dalla famiglia. Oggi queste istituzioni lo fanno meno. Cresce la voglia di musica, ritmo. Ecco: il pub. Ecco: la discoteca. Mondi fichi dove, nell'immaginario collettivo - sapientemente costruito da arredatori, gestori capaci e pubblicitari - s'incontra bella gente. Dove - chi c'entra - è bella gente.
2.CONTINUA
Maurilio Barozzi
L’ARTICOLO
Pubblicato a pagina 3 sul quotidiano l’Adige del 7 gennaio 2003 con il titolo “Vuoi corteggiare? Spendi”.
E’ il secondo di una serie di quattro reportage che indagavano il mondo della notte nei primi anni Duemila.